Viaggio nella bottega dell’artista Beatrice Russomanno
di Gianpiero TAVERNITI
SQUILLACE (CZ) – 8 NOVEMBRE 2021 – Immersi in un mondo incredibile, dove l’arte spinge la manualità dell’artigianato storico collegato al passato, alla storia, alle tradizioni e all’identità di un territorio e di una regione.
Già, la tradizionale storia di questo borgo medievale di Squillace, rientra nelle 42 città dell’Italia ceramista.
Un lustro a una regione che scalpita con le sue ricchezze storico artistiche e che gira come il Tornio di questo laboratorio, “modellando “potenzialmente un vaso prezioso,che meriterebbe una vetrina più dignitosa di valorizzazione, al pari di altre città italiane che viaggiano più velocemente nella valorizzazione e nel rafforzamento di questa pregevole arte decorativa e artistica.
Immersi nel borgo di Squillace Antica, fra viuzze ,fontane, palazzi nobiliari e chiese, sovrastati dal castello normanno che nella sua maestosità, sembra voglia rafforzare la storia artistica e le tradizioni di questo centro catanzarese.
Stesso centro che un tempo definito dei “pignatari” ,ma che oggi ,si è evoluto, artisticamente è migliorato, grazie ai diversi artisti ceramisti e giovani che hanno studiato presso il locale Istituto D’Arte.
Già, Beatrice , è una di queste bravissime artigiane, un artista calabrese che con le sue opere, ha dato lustro a questa terra ed assieme alle altre artigiane squillacesi, conserva pregevolmente questa ricchezza territoriale che Squillace ha da almeno 5 secoli e che con tanti sacrifici meritatamente tramanda, valorizzando con tante opere in ceramica, maiolicate, decorate con il distintivo graffito e torniate con la maestria che come un tempo donava economia e dignità ai borghi vivi di Calabria.
Dialogando con Beatrice Russomanno a Squillace Antica, assistendo Claudio che al Tornio modella vere e proprie opere d’arte, ascoltare e osservare chi fa arte, arricchisce sempre il cuore e rasserena l’animo, con l’auspicio più grande che queste privilegiate full immersion in questo mondo, possano aiutare quel Tornio squillacese, a “modellare “quel vaso, quel trofeo di un arte che conoscono in Italia e che noi calabresi non ne sappiamo far tesoro di rilancio, di una nicchia produttiva, verso la dignità e l’evoluzione di una comunità calabrese che è ricca, ma che a volte sembra non accorgersene.