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SQUILLACE, PERCHÉ NON ACCADA PIÙ

Celebrata in basilica la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate

di Franco POLITO

SQUILLACE (CZ) –  5 NOVEMBRE 2018 –  Perché non si ripeta mai più e le brutture delle guerre siano solo uno sbiadito ricordo.

Con l’animo di chi vuole ricordare “solo il bello degli eroi” per cancellare l’oscurantismo della storia, la comunità squillacese  ha celebrato ieri la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

«Ricordo  – ha detto il parroco don Enzo Iezzi durante la messa celebrata ieri mattina nella basilica – che apra il cuore degli uomini e li trasformi in “ponti dell’amore”  e operatori di pace come i soldati morti in conflitto e gli uomini delle forze armate che hanno sacrificato la loro vita per gli ideali di giustizia e pace».

Pace e ricordo: il binomio ha scandito la cerimonia. L’ha impregnata di italico orgoglio.  Anche  durante la lettura del Bollettino di Guerra con cui il 4 novembre 1918 il generale Armando Diaz, comandante supremo dell’esercito regio, annunciò la fine delle ostilità della Prima Guerra Mondiale.

«L’applauso spontaneo uscito dalle vostre mani – ha concluso il sacerdote – esprime la gioia per la cessazione della guerra e diventa un monito per il futuro affinché simili tragedie non abbiano a ripetersi».

Alle sue spalle il gonfalone comunale, tra i banchi alcuni reduci del posto con la fierezza di chi non si è mai arreso: l’atmosfera intrisa di pathos patriottico avrebbe dovuto trasferirsi davanti al monumento ai caduti.

L’inclemenza del tempo, però, ha fermato il corteo. Non la corona d’alloro, portata e deposta dal corpo di polizia municipale (a Squillace c’è l’amministrazione ordinaria del commissario prefettizio che sta traghettando il Comune alle elezioni della prossima primavera). La benedizione, invece, è stata impartita dal vicario parrocchiale don Fabrizio Fittante.

Il cuore e la mente sono lì, davanti a quel milite ignoto caduto per la libertà e la pace. Un ragazzo come tanti, in cui ognuno si identifica, che continua a ripetere «mai più».