PROGETTO NUOVO PALASPORT A CHIARAVALLE CENTRALE, L’OPPOSIZIONE ALZA LA VOCE: «ILLUSIONE AMMINISTRATIVA?»
Chiaravalle Centrale, veduta
Foti, Maida e Rauti accusano: “Si partecipa al bando tanto per partecipare, tra errori grossolani e mancanza di fonti di finanziamento. Amministrazione Donato allo sbaraglio”
di REDAZIONE
– CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) – 14 SETTEMBRE 2025 – “La Giunta comunale di Chiaravalle Centrale ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per la costruzione di un nuovo Palasport in località Poparace, con un costo complessivo di 2,15 milioni di euro, di cui 1,4 milioni a valere sul PNRR e 750 mila euro su fondi GSE. L’opera, almeno nelle dichiarazioni, dovrebbe promuovere il recupero urbano e l’inclusione sociale, con campi polivalenti e servizi adeguati agli standard. Fin qui, nulla da obiettare: ogni investimento sul territorio rappresenta un valore aggiunto. Il nodo vero, però, è un altro: non siamo di fronte a una seria programmazione, ma a un esercizio di pura improvvisazione da parte di una amministrazione allo sbaraglio”.
Lo scrivono, in una nota stampa, i consiglieri comunali di opposizione di Chiaravalle Centrale Claudio Foti, Vito Maida e Giuseppe Rauti.
“La prima criticità – spiegano – è la corsa affannata contro il tempo. La manifestazione di interesse, impone che entro il 30 giugno 2026 l’opera sia completata, collaudata e rendicontata. Oggi siamo a settembre 2025: meno di dieci mesi per affidare i servizi tecnici e geognostici, avviare la gara d’appalto, eseguire i lavori, completare i collaudi e la rendicontazione. Davvero qualcuno pensa che sia credibile?”.
Poi la seconda criticità: “Un progetto fragile. Il PFTE approvato presenta lacune macroscopiche che ne minano la validità. Inidoneità per l’appalto integrato: gli elaborati progettuali risultano incompleti e carenti, tali da non soddisfare i requisiti minimi richiesti per procedere con tale modalità di affidamento.
Assenza di indagini geognostiche: elemento imprescindibile per garantire la fattibilità e la sicurezza dell’intervento, la cui mancanza rende il progetto privo di basi tecniche solide. Sottoscrizione irregolare: il progetto risulta firmato da un tecnico incaricato esclusivamente come supporto al RUP, con un mandato generico e privo di riferimenti specifici. Tale incarico non conferisce in alcun modo la legittimazione a sottoscrivere un progetto.
La normativa è chiara: il responsabile della progettazione deve essere un tecnico interno all’ente oppure un professionista esterno appositamente incaricato con un affidamento formale. Diversamente, la sottoscrizione è da ritenersi priva di efficacia giuridica. Nonostante ciò, la Giunta ha approvato il tutto come se fosse un atto ordinario, ignorando criticità che rendono l’intero procedimento quantomeno discutibile e potenzialmente viziato”.
Terza criticità: “Copertura finanziaria, la grande contraddizione. La delibera prevede 750 mila euro di fondi GSE. Ma il regolamento per le pubbliche amministrazioni è chiaro: i contributi sono ammissibili solo su edifici esistenti e per interventi di efficientamento energetico. Qui, invece, non c’è nessun edificio da riqualificare: si parla di costruire ex novo. A dirlo non è un’opinione, ma la legge. L’articolo 4 del Decreto interministeriale del 16 febbraio 2016 stabilisce chiaramente che i contributi del GSE a favore delle pubbliche amministrazioni riguardano esclusivamente interventi di riqualificazione energetica su edifici esistenti. La palese incongruenza rende di fatto il cofinanziamento del GSE non ammissibile per un’opera come quella del nuovo Palasport”.
Secondo Foti, Maida e Rauti, dunque, ci si ritrova di fronte a “l’improvvisazione al potere”. “Un sindaco – accusano i consiglieri – che amministra da oltre otto anni e si ricandida per altri cinque, come può fingere di ignorare l’intero iter tecnico-amministrativo e finanziario? Qui non siamo davanti a una visione politica, ma alla solita rincorsa ai bandi, utile solo a dire: io ho partecipato, non mi è sfuggito nulla.
Amministrare non significa accumulare manifestazioni di interesse come fossero trofei da esibire. Amministrare significa portare i procedimenti fino in fondo, nel rispetto delle regole, con le carte in ordine. Vuol dire costruire un progetto solido, sostenibile e credibile, non un’operazione fragile destinata a mostrare subito le sue crepe”.
“E quando l’obiettivo è quello di consegnare alla comunità un’infrastruttura sportiva degna di questo nome – sottolinea la nota – la responsabilità politica dovrebbe pesare ancora di più. Non bastano gli slogan e le improvvisazioni: servono programmazione, pianificazione e la concretezza dei fatti”.
“E allora – concludono gli esponenti dell’opposizione consiliare di Chiaravalle Centrale – la domanda rimane inevasa: siamo davvero davanti a un’opera strategica per il territorio o, più semplicemente, all’ennesima vetrina elettorale costruita sull’improvvisazione e sul facile slogan dell’importante è partecipare? Perché i nodi sono sotto gli occhi di tutti. I tempi tecnici necessari per affidamenti, gare, esecuzione dei lavori, collaudi e controlli, che realisticamente richiederebbero non meno di 20/24 mesi, rendono irraggiungibile la scadenza del 30 giugno 2026. A questo si somma una copertura finanziaria artificiosa, costruita più come un esercizio di fantasia che come un solido piano di cofinanziamento. Una scelta che non solo appare fragile, ma addirittura fuori da ogni logica regolamentare.
Ed è proprio questa impostazione artificiosa, atteggiamento ricorrente del modus operandi di questa amministrazione, a esporre l’intera operazione al rischio di un clamoroso fallimento. Il GSE, infatti, finanzia esclusivamente interventi su edifici esistenti per trasformarli in strutture a energia quasi zero. Per una nuova costruzione, come quella prevista dal progetto del Palasport, il contributo non è ammissibile. A meno che, ipotesi paradossale (ma conoscendo gli artifici del nostro primo cittadino) il sindaco non abbia già trasmesso alla Presidenza del Consiglio un emendamento per modificare la tipologia degli interventi finanziabili, includendo anche le nuove opere. In altre parole: tempi impossibili e risorse incerte. Una miscela esplosiva che rischia di trasformare il Palasport da sogno di sviluppo a semplice miraggio elettorale.
A questo punto un dubbio è più che legittimo: il sindaco Donato, forse consapevole dell’impossibilità oggettiva, avrà già bussato a Palazzo Chigi per chiedere una proroga speciale del PNRR cucita su misura per lui? Perché, con queste premesse, tempi e vincoli non solo non tornano: qui si rischia di costruire una cattedrale nel deserto… anzi, una cattedrale senza fondamenta.
E in fondo, la parabola è sempre la stessa: c’è chi amministra per programmare e chi, invece, si limita a inseguire bandi come fossero coriandoli, sperando che qualcuno cada al posto giusto. Ma la politica non è un carnevale né un gioco d’azzardo: quando si governa a colpi di improvvisazione, l’unico risultato certo è che a pagare il conto non è il sindaco, ma la comunità”.

















