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MONTEPAONE (CZ) – Scuola statale patrimonio da difendere, flash mob dei docenti

Montepaone, lumini rossi accesi e abiti neri per dire no all'agonia della scuola pubblica [1]

Montepaone, lumini rossi accesi e abiti neri per dire no all’agonia della scuola pubblica

Come avvenuto n tante piazze italiane, un gruppo di professori del comprensorio si sono mobilitati con una rappresentazione artistica vivente a difesa della scuola pubblica

Articolo e foto di Gianni ROMANO (Il Quotidiano della Calabria )

MONTEPAONE (CZ) – 27 APRILE 2015 – Anche a Montepaone Lido, un gruppo di docenti del comprensorio, appartenente a ordini di scuole diverse, scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado, si sono ritrovati in piazza San Francesco alle ore 20.15.

Indossavano abiti total black; portavano con sé un lumino rosso (da cimitero) e un accendino per accenderlo; si sono posizionati intorno a tutta la piazza entro le ore 20.25 e rispettando l’assoluto silenzio e si sono bloccati in piedi fronte piazza. Hanno acceso il lumino alle ore 20.30 in punto e continuato a restare immobili e in assoluto silenzio per 5 minuti. Al segnale di un fischietto hanno spento il lumino e sgombrato lentamente e senza disordini il sito.

I docenti hanno spiegato che scopo del flash mob è suscitare coinvolgimento emotivo e partecipazione dell’opinione pubblica sulla lenta agonia della nostra scuola statale. La protesta generale riguarda le criticita’ del decreto sulla buona scuola: dalla mancata valenza della consultazione on line alla carenza di risorse finanziarie; dal sistema di valutazione docenti (gli scatti stipendiali non sono più legati agli anni di anzianità ma esclusivamente al merito negando perciò il valore aggiunto legato all’anzianità di servizio in termini di esperienza sul campo); l’eliminazione delle supplenze ( soluzione che interviene sull’orario di lavoro degli insegnanti aumentando le ore di lezione, senza riconoscimento stipendiale e privando i supplenti di una fonte di lavoro anche se precario.) chiamata diretta dei docenti e nuova carriera docenti.

La divisione tra insegnanti di serie A e di serie B è diseducativo perché agli occhi degli alunni i docenti ” bocciati” perderanno di credibilità. Screditare e delegittimare le figure educative di fronte all’opinione pubblica e agli stessi studenti rompe quel patto sociale su cui si dovrebbe basare una società civile; il blocco degli scatti stipendiali ( per garantire l’assunzione dei precari storici il Governo attingerà i fondi non dalle pensioni d’oro ma dal blocco degli aumenti di stipendio per tutti i docenti fino al 2019, docenti già penalizzati dal blocco del contratto collettivo nazionale che risulta scaduto da anni classi pollaio: non pare che siano stati adottate misure atte a sconfiggere il problema delle classi sovraffollate ; piano straordinario di assunzione (Il piano non prevede l’assunzione di altri circa 150mila precari abilitati e con anzianità di servizio che non lavoreranno più a partire dal prossimo a.s. ).

E dulcis in fundo nella buona scuola non trova soluzione il problema dei quota 96 che permetterebbe lo svecchiamento del personale e l’immissione in ruolo di risorse fresche e giovani. Lo scorso 4 agosto in Senato quando il governo ha stralciato dal decreto Madia l’emendamento presentato in favore dei lavoratori Q 96 scuola, approvato solo pochi giorni prima in Parlamento, con voto unanime, con la motivazione pretestuosa, che l’argomento, non farebbe parte della ratio del decreto inerente la Pubblica Amministrazione.

Renzi aveva dichiarato pubblicamente che il problema sarebbe stato risolto nel decreto sulla buona scuola, cosa che non e’ avvenuta. L’insegnamento è un lavoro a rischio di usura psicofisica e le riforme previdenziali ne dovrebbero tenere conto. Una delle docenti presenti al flash mob, l’insegante Iannoni ha dichiarato “Tutti i politici italiani che mettono mano alle riforme sulla scuola, dovrebbero prima visitare il Giappone dove gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi affermano che senza gli insegnanti non ci possono essere imperatori.”