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MONTEPAONE (CZ) – “FERITA PIU’ COME MONTEPAONESE CHE COME FIGLIA”


Costanza Catuogno, si sente colpita come cittadina

Parla Francesca Catuogno  dopo che ignoti  hanno distrutto la stele erette in  ricordo del padre Costanzo. «Gli atti vandalici sono forme di disagio sociale»

Articolo e foto di Gianni ROMANO (Il Quotidiano del Sud)

MONTEPAONE (CZ) – 13 GENNAIO 2016 –  Il grave atto vandalico commesso in città con la rottura della stele e del marmo commemorativo intitolato al primario Costanzo Catuogno, ucciso a colpi di pistola  all’ospedale di Vibo Valentia, ha creato come era facilmente prevedibile una comune ondata di sdegno emozionale e una solidarietà alla famiglia Catuogno.

Su questo episodio negativos si regiustra anche l’intervento della figlia Francesca, avvocato del foro di Catanzaro. Ignoti vandali hanno distrutto la stele commemorativa che l’amministrazione comunale di Montepaone ha voluto dedicare per il decennale della morte di Costanzo Catuogno.

“Coloro che hanno compiuto questo vile atto sono probabilmente troppo giovani per conoscere direttamente la persona a cui la stele era dedicata. Costanzo Catuogno era primario urologo di fama internazionale; concreto sostenitore dell’impegno sociale nel tessuto locale; orgoglioso montepaonese ed entusiasta paladino della sana e produttiva calabresità nel territorio e nel mondo; stimata guida per amici e familiari; ottimo marito e padre, il mio”.

 “L’atto compiuto mi ha colpito più che figlia come montepaonese. È vero che — continua la figlia Francesca –  gli atti vandalici sono perpetrati ogni giorno da tante persone in tutto il mondo. Questo non deve però sminuirne la portata, al contrario, devono destare allarme: il vandalismo è prossimo fratello del bullismo ed, in alcuni casi, può degenerare in facili forme di aggregazione delinquenziale ben più grave.  Gli atti vandalici sono forme di disagio sociale: le persone che le compiono vogliono soddisfare l’umano desiderio di farsi accettare e primeggiare nel gruppo ma, per farlo, preferiscono compiere un atto distruttivo piuttosto che operare in modo costruttivo. Si predilige così la figura dell’anti-eroe, più facile e spesso più riverita in determinati contesti”.

“Eppure –  continua Francesca –  il nostro paese ed il nostro territorio avrebbe così tanto bisogno di menti giovani, appassionate alla vita, che abbiano la forza di rinnegare il facile istinto distruttivo ed il coraggio di guardare lontano, di sognare un mondo migliore, di crederci, di diffondere l’operosità nella realtà in cui vivono e che, prima o poi, diventerà anche il mondo dei propri figli”.

“Sono certa che il Comune –  continua Francesca – che ha sin da subito ha condiviso l’indignazione della popolazione locale, cercherà di porre in essere ogni più opportuno intervento per evitare che dilaghino anche queste forme di reato, da un lato con maggiore controllo sul territorio, dall’altro impegnandosi ad offrire delle alternative a quei giovani che hanno il coraggio di prendere in mano uno scalpello, non per distruggere –  conclude Francesca –  ma per scolpire un mondo migliore”.

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