30 Novembre 2016
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MONTAURO (CZ) – CALALUNGA, IERI NUOVA INCURSIONE DELLE “IENE”
Tanti dubbi e tante ipotesi ma anche una certezza: la spiaggia non è pericolosa o radioattiva
di Francesco PUNGITORE
MONTAURO (CZ) – 30 NOVEMBRE 2016 – Una certezza, tante ipotesi e tanti dubbi da chiarire.
Ieri l’ennesimo capitolo dell’inchiesta condotta dalla trasmissione televisiva di Italia 1 “Le Iene” sul presunto affondamento di scorie tossiche radioattive nelle acque del Golfo di Squillace. La certezza è che sulla spiaggia di “Calalunga”, a Montauro, non emergono dati “pericolosi per l’uomo”.
Lo ha detto il conduttore Giulio Golia, ribadendo che: “La zona non è radioattiva, abbiamo riscontrato solo valori anomali in un punto preciso”. Ben altro discorso, però, è quello relativo ai rifiuti che la ‘ndrangheta avrebbe smaltito illecitamente negli anni, in Calabria: bidoni lanciati in mare o interrati nell’alveo delle fiumare, navi dei veleni colate a picco a profondità inaccessibili. Episodi che emergono dalle testimonianze dei pentiti di mafia, dagli atti desecretati delle varie commissioni d’inchiesta che si sono occupate del caso, dai fascicoli delle Procure che hanno indagato. Fatti che non hanno mai portato, però, a nessun risultato concreto.
Manca la “pistola fumante” e cioè il possesso di almeno uno di questi famigerati fusti contenenti le scorie incriminate. I ritrovamenti, in verità, ci sarebbero anche stati, intorno al 1990. Ma chi li ha visti e toccati, quei bidoni, non c’è più: due pescatori e un fotografo, tutti morti di leucemia. Solo un tragico scherzo del destino? La “iena” ha tentato inutilmente di scoprire qualche dettaglio in più dagli inquirenti, ormai in pensione, di quegli anni, incassando tanti “non so” e altrettanti “non ricordo”.
Golia ha, però, tirato fuori una dichiarazione depositata presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, firmata dall’ing. Stefano Colosimo e datata 6 maggio 1995. Dal documento emerge una strana coincidenza. Pare che alcuni bidoni siano stati, effettivamente, rinvenuti sulla costa jonica catanzarese, per poi essere prelevati e caricati a bordo di due battelli (“Isola Gialla” e “Corona”) intestati a una ditta che lavorava per l’Iri proprio nel settore dello smaltimento dei rifiuti nucleari. Strane e sospette casualità che, sicuramente, finiranno nel nuovo fascicolo aperto dalla Procura di Catanzaro in seguito all’inchiesta televisiva de “Le Iene”.