Riceviamo e pubblichiamo:
DAVOLI (CZ) – 2 NOVEMBRE 2018 – La polemica, sorta in seno al Consiglio comunale di Davoli del 25 ottobre corrente tra i Gruppi di minoranza e l’Amministrazione comunale, nasce dalla imbarazzante necessità del Sindaco Papaleo di uscire indenne dalle maleodoranti paludi in cui annaspa dopo i danni subiti dagli abitanti della contrada Roella, durante le piogge del 6 ottobre corrente.
Il Sindaco, infatti, da giorni si arrampica sugli specchi (ostruzione del fosso Roella provocata da un cavo elettrico ed altre idiozie) per provare la propria innocenza rispetto agli obblighi che gli derivano dall’essere il responsabile comunale della protezione civile, per motivi:
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politici e amministrativi: i cittadini versano i tributi comunali anche per essere protetti con un servizio di protezione civile (D.lgs 504/92 – DM 28.5.1993); al Comune spettano tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione ed il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità, dell’assetto ed utilizzazione del territorio, salvo quanto non sia espressamente attribuito ad altri soggetti dalla legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze. (art. 13 D.lgs. 267/00 Testo Unico degli Enti Locali);
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per obblighi giuridici che prevedono corrispondenti responsabilità: il Sindaco è, infatti, autorità comunale di protezione civile (art. 15 della legge 225/92 e ss. ii. mm.); ha l’obbligo di informare la popolazione sui pericoli da calamità (art. 12 della legge 265/99) e ha l’obbligo di realizzare piani di allertamento e allontanamento della popolazione dalle aree a rischio (art. 1 del D.L. 180/98).
Nel caso specifico, il Sindaco Papaleo avrebbe dovuto comunque (anche se il compito è di competenza altrui) individuare e prevenire i rischi presenti nel suo territorio, predisponendo la pulizia del fosso Roella, completamente ostruito da una foltissima vegetazione e da detriti vari, scongiurando i gravi danni che la sua inoperosità ha poi provocato.
Conscio della preoccupante all’allerta (codice rosso) pervenutagli dalla Centrale Operativa della Protezione Civile, il Sindaco aveva emesso ordinanza di chiusura delle scuole per tre giorni, tempo sufficiente anche per intervenire sul corso d’acqua la cui criticità, peraltro, gli era stata segnalata in ugual modo da alcuni cittadini. Eloquente è il reportage di Telejonio del 6 ottobre.
Infatti, intervenire in somma urgenza è previsto espressamente dall’art. 163, comma 6, del D.lgs 50/2016 che tra l’altro recita: “Costituisce circostanza di somma urgenza, ai fini del presente articolo, anche il verificarsi degli eventi di cui all’articolo 2, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, ovvero la ragionevole previsione, ai sensi dell’articolo 3 della medesima legge, dell’imminente verificarsi di detti eventi, che richiede l’adozione di misure indilazionabili, e nei limiti dello stretto necessario imposto da tali misure”.
Quanto sarebbe costato l’intervento preventivo?
Oggi, quanto costa riparare i danni? Chi li paga?
E se non venisse riconosciuto lo stato di calamità, in quali tasche si farà il prelievo delle somme necessarie? La querelle (la puntualizzazione sugli orari è necessaria per capire dov’è la magagna)
Ore 22,53 dell’11 ottobre: i consiglieri di minoranza, in questo frangente rimasti in rigoroso silenzio per agevolare i lavori di soccorso alle popolazioni colpite, hanno inviato una PEC al Presidente del Consiglio comunale, chiedendo la convocazione di un Consiglio ed evidenziando alcune gravi criticità idrogeologiche presenti sul territorio;–
Ore 10,08 del 19 ottobre: ai Consiglieri di minoranza arriva una PEC con la convocazione del Consiglio per il 25 ottobre;–
Ore 23,46 del 23 ottobre: i Consiglieri di minoranza, a titolo collaborativo e per velocizzare i tempi, inviano una PEC con allegata una bozza di delibera sui problemi anticipati nella richiesta di convocazione del Consiglio;–
Ore 17,30, circa, del 25 ottobre: nel corso del dibattito consiliare, nel momento di votare la proposta della minoranza, nasce “l’inammissibilità” a proseguire per un difetto di procedura: la proposta della minoranza era arrivava fuori tempo utile, con qualche ora di ritardo (per l’esattezza 7 ore e 14 minuti) e non era accettabile. Nella sostanza, le motivazioni della minoranza, pur se valide sotto il profilo sostanziale, erano indiscutibili perché fortemente scomode per l’Amministrazione.–
La furbata del Sindaco è stata pronta e ben preordinata: proporre alla discussione solamente una Delibera di Giunta il cui contenuto ricalcava pedestremente le mozioni fatte dai Consiglieri di minoranza, con l’aggiunta di alcune varianti. Delibera di Giunta che, guarda caso, è stata elaborata il giorno dopo che l’Amministrazione aveva ricevuto la richiesta di convocazione del Consiglio da parte dei Consiglieri di minoranza.
Il gioco era fatto.
Il Sindaco, sottraendo maldestramente l’idea ad altri, avrebbe salvato la faccia almeno davanti al pubblico presente, costituito prevalentemente da cittadini che hanno subito gravi danni alle loro abitazioni.
Naturalmente, la puerile e losca furbata, nonché l’impedimento ad un Consigliere di esercitare un sacrosanto diritto (fatto penalmente rilevante!?) e cioè quello di presentare istanze, mozioni ecc., hanno provocato un infuocato dibattito politico. In tale contesto, lo scrivente, fortemente contrariato da assurde ed inaccettabili provocazioni ricevute e non garantito nelle sue prerogative neanche dal Segretario comunale, ha paventato le proprie dimissioni abbandonando l’aula consiliare.
Ovviamente, dimissioni che, a mente serena, non intende formalmente sottoscrivere, rimanendo al suo posto in seno al Consiglio comunale, esclusivamente per difendere gli interessi di tutti i davolesi inascoltati da questa Amministrazione, soprattutto alla luce degli ultimi eventi.
Si, perché tra le varie assurdità uscite dalla bocca di qualche amministratore, ci sono state affermazioni che sono gravissime, tanto da calpestare ed offendere la dignità di coloro che hanno perso tutti i loro beni mobili e, nel contempo, rischiato la vita. I cittadini stessi, profondamente amareggiati e disgustati dalla mancanza di sensibilità e per l’evidente arroganza con cui l’Amministrazione trattava il loro dolore per i danni materiali e morali subiti, hanno cominciato a rumoreggiare, dando luogo ad una calda protesta, prima di abbandonare l’aula consiliare.
A questo punto mi chiedo: dove sono la maggiore legalità, la maggiore giustizia e la maggiore trasparenza sbandierate ai quattro venti in campagna elettorale dal Sindaco Papaleo?
Per quanto mi riguarda, continuo a sognare un mondo in cui il rispetto per il prossimo e per la dignità umana mantengano il primato tra i valori indispensabili del vivere civile.
Antonio Corasaniti, consigliere comunale di minoranza