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AMARONI (CZ) – Sviluppo delle aree interne, serve un “nuova” gestione dei fondi strutturali


Uno scatto sul forum di di discussione

Uno scatto sul forum di di discussione

L’esigenza è stata più volte sottolineata al ministro Maria Carmela Lanzetta durante il forum di discussione “Fondo di coesione nazionale e sviluppo delle aree interne” organizzato dall’amministrazione comunale

 di Franco Polito

AMARONI (CZ) – 22 AGOSTO 2014 – Fino a poco tempo fa si chiamava Fondo per le Aree Sottoutilizzate (Fas). Adesso si chiama Fondo di coesione nazionale. Qualunque sia la denominazione, si tratta di risorse strutturali destinate allo sviluppo territoriale. Soprattutto delle zone in difficoltà. Come le aree interne calabresi. Povere economicamente ma prosperanti di ricchezze naturali, storia, cultura, artigianato e tradizione.

 Per uno slancio sostenibile e reale bisogna partire da qui con progetti mirati e non mastodontici. Nessuno vuole le classiche “cattedrali nel deserto”. L’utilizzo del Fondo, attraverso un impegno fattivo del Governo con tanto di assistenza tecnica ai Comuni, quello sì. L’esigenza è venuta fuori  più volte mercoledì scorso nell’aria fresca di piazza dell’Emigrante nel corso del forum di discussione organizzato dall’amministrazione comunale per discutere di Fondo di coesione e sviluppo delle aree interne. Tematica tecnica, molto sentita da cui passa la crescita calabrese. Tematica in grado di richiamare nella cittadina del miele diversi sindaci territoriali, alcuni esponenti politici, mondo della magistratura e rappresentanti del comitato “No Battaglina”.

 «Tematica sovrapartitica – ha esordito il sindaco amaronese Arturo Bova – che coinvolge il documento di programmazione economica del Governo in cui finalmente, a differenza del passato, si parla di misure celeri e pratiche, di obiettivi precisi e, soprattutto si leggono scadenze anche in ossequio alla strategia dell’Europa proiettata alle aree territoriali largamente intese». Non solo accenno alla bontà dell’azione governativa nelle parole di Bova. Il sindaco un invito al Governo l’ha rivolto chiedendo «di non parcellizzare le risorse ma impostando le politiche di coesione in maniera differente guardando di più alle arre interne che, anche se producono solo il 10% del Pil nazionale, sono ricche di risorse naturali».

 Il nodo è quello: la straordinaria potenzialità dei territori considerati “depressi”. Sull’argomento ha insistito pure il presidente di Condindustria Catanzaro Daniele Rossi. Per far comprendere il “vero dramma” che si vive Rossi ha messo davanti agli occhi di tutti la seconda, attuale, ondata di emigrazione. E’ stato il  punto di partenza nel suo dire in cui ha sottolineato come «dalla Cassa per il Mezzogiorno fino ai Fondi strutturali siamo rimasti quelli che eravamo nel secondo dopoguerra». Il motivo? «Anche il fatto – ha aggiunto – che i Fondi strutturali sono stati utilizzati pochi per pochi. L’obiettivo è riappropriarsi delle aree interne, del loro patrimonio di bellezze, e destinare progetti mirati figli dell’unione di Comuni e una oculata gestione delle risorse». Per il rappresentante di Confindustria non servono cifre mastodontiche «che poi tornano indietro», né progetti faraonici o voli pindarici. Servono «idee piccole ma produttive di sviluppo per tutti e su questo Confindustria ci sarà sempre».

 “Protagonismo complessivo” richiamato anche dal segretario generale di Fillea Calabria Luigi Veraldi. «Il Fondo di coesione ci dà la possibilità di essere tutti protagonisti – ha evidenziato – Tutti dobbiamo essere assieme altrimenti non ce la faremo in vista di un serio sviluppo zonale, alzando la voce con l’Europa e valorizzando il patrimonio storico – artistico – culturale e artigianale delle aree interne». Veraldi guarda avanti. Ha detto a chiare lettere che servono le risorse. Per il rappresentante sindacale il futuro «è la nuova sfida, senza tornare al fatto che i Fondi sono o non sono stati spesi, mediante l’utilizzo ottimale della Cabina di regia e un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori protagonisti in vista di un serio sviluppo zonale che esalti i diritti di cittadinanza e valorizzi le peculiarità locali».

 E se assunzione di responsabilità deve essere che sia effettiva e reale. Peppino Vallone, presidente di Anci Calabria e sindaco di Crotone, è andato controcorrente. «Pure riconoscendo che stiamo attraversando il peggior periodo dal secondo dopoguerra, non possiamo sempre prendercela con gli altri  o con il Governo  – ha fatto notare – senza fare appello al nostro senso di responsabilità. Occorre guardare al nostro operato, a quello che abbiamo fatto e, in modo particolare, a quello che non abbiamo fatto negli anni passati. Le novità e le imbeccate ci sono state. E’ colpa nostra se non siamo stati in grado di coglierle e farle nostre». Vallone non lo nasconde. I sindaci sono il nerbo portante del ragionamento. Anche da loro, che finora hanno fatto bene il loro compito,  ci si aspetta uno sforzo in più. «Occorre – ha concluso  Vallone –  una capacità diversa di gestire le risorse e i fondi strutturali ovvero la sostenibilità delle opere realizzate raggiungibile se i Comuni fanno unione pretendendo l’assistenza tecnica della nuova Regione con una rinnovate rete territoriale in favore dei progetti nati nei comprensori che si formano dai Comuni e che parli di sviluppo modulare e complessivo».

 Messaggi chiari da parte di chi era seduto accanto a lei. E lei Maria Carmela Lanzetta, ministro per gli Affari Regionali e componente della Cabina di Regia, ha ascoltato come la calabrese doc che è. D’altronde è l’unico ministro del Sud nel governo Renzi. «Voglio assumermi tutte le responsabilità del ruolo – ha promesso – prendendo impegni concreti ascoltando tutti in vista di progetti concreti da scrivere insieme in una Cabina di Regia in Calabria. Come dire, ora sta sentendo le istanze e le priorità territoriali. Poi riferirà a Roma dove stanno sopperendo alla carenza della Regione Calabria. «Speriamo – ha auspicato il ministro – di avere presto un nuovo governo regionale che riprenda a svolgere le sue funzioni e dialoghi con i cittadini ascoltando le loro esigenze». Il ministro è passata con naturali argomentazioni dalle questioni calabre a quelle nazionali. «In questo momento – ha riferito – stiamo lavorando per dare attuazione alla legge Del Rio che rimodulerà i territori trasformando le Province in Aree Vaste». Sarà la trasformazione dei territori in vista dello sviluppo. L’obiettivo passa attraverso la messa in atto del “Regionalismo differenziato”. Sarà la nuova Italia «in cui le regioni le regioni più pronte possono gestire determinate funzioni aspettando e sostenendo quelle che sono più indietro in attesa che tutti arrivino allo stesso livello». Due velocità per un solo obiettivo: un’Italia sempre più unita che soddisfi i cittadini guardando ai servizi in loro favore. «E’ un discorso complesso, non facile – ha precisato il ministro – che richiede tempo e che culminerà nella creazione delle aree metropolitane».

 Li ha chiamati “cantieri istituzionali” il ministro che vuole sconfiggere «vizi ed intrallazzi» anche con politiche efficienti per il Sud e la Calabria. La Statale 106, la diga Melito, il porto di Gioia Tauro “chiamano”. Maria Carmela Lanzetta ha detto di esserci. «Perché – ha concluso  un ministro senza il suo territorio non ha potere presso il proprio Governo e il territorio ha bisogno del “suo” ministro».

 

 

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