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‘NDRANGHETA, SEQUESTRATI BENI PER 20 A BOSS MANCUSO


L’uomo e’ sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 5 anni

di REDAZIONE 

PRESERRE (VV) –  17 OTTOBRE 2019 –  Valgono 20 milioni di euro i beni sequestrati dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Vibo Valentia, coordinati dalla Dda di Catanzaro, a Giovanni Mancuso, 79 anni, indicato come esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Limbadi (VV). 

Complessivamente, sono stati individuati e sequestrati, in vista della loro confisca, 92 terreni ubicati nei comuni di Limbadi, Nicotera, Rombiolo, Zungri, Drapia e Filandari, in provincia di Vibo Valentia; 16 fabbricati, di cui 2 capannoni industriali, ubicati nei comuni di Limbadi e Filandari, in provincia di Vibo Valentia e, in un caso, a Milano; 9 autoveicoli e un trattore agricolo; due aziende agricole, con sede a Limbadi; due ditte individuali, fra cui una stazione di servizio con sede a Filandari.

L’uomo e’ sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 5 anni. Mancuso, detto “Billy”, e’ noto agli inquirenti sin dai primi anni Sessanta, per reati contro il patrimonio, in materia di falso, porto abusivo di armi, pascolo abusivo, violenza per costringere altri a commettere un reato, oltraggio a pubblico ufficiale, violazioni alla normativa urbanistica ed edilizia e, soprattutto, per un fatto commesso nell’anno 1975, per sequestro di persona a scopo di estorsione.

Le condanne che gli sono state inflitte lo hanno costretto a prolungati periodi di detenzione.

La misura di prevenzione patrimoniale applicata ha preso in considerazione, sotto il profilo della pericolosità sociale, i fatti che hanno riguardato il Mancuso relativi al periodo temporale decorrente dall’anno 2004 e, in particolare, quelli che hanno formato oggetto del procedimento penale concluso, il 27 marzo 2013, con l’operazione antimafia “Black Money “, contro il clan Mancuso, coordinata dalla stessa D.D.A..

Gli accertamenti patrimoniali successivamente svolti dalla Guardia di Finanza, delegati dalla D.D.A., hanno permesso di ricostruire il vasto patrimonio posseduto da Giovanni Mancuso, individuando numerosi beni, formalmente intestati a lui, alla moglie, ai figli, ai loro congiunti e ad un soggetto estraneo alla famiglia, evidenziando una palese sproporzione, ingiustificata, tra il loro valore ed i redditi dichiarati dagli acquirenti. Tale sproporzione è stata ritenuta espressiva dell’utilizzo di proventi illeciti derivanti dalle attività criminali perpetrate da Giovanni Mancuso.

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