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STALETTI’ (CZ) – UN FARO DI CULTURA SPENTO

Biblioteca Vivarium senza internet e senza rinnovo con Regione programma Sebina, l’unico servizio consiste nel fornire qualche libro in prestito

 Fonte: Salvatore CONDITO (TELEJONIO.COM)

 STALETTÌ (CZ) – 9 FEBBRAIO 2018 –  “Fondare biblioteche è come  costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”, questa è la frase  della targa messa all’ingresso della Biblioteca comunale Vivarium,  della celebre scrittrice  Margherit Yourcenair.

 Una struttura nata come un complesso polivalente,  secondo l’ideatore del progetto   che  negli anni  in giunta comunale c’era Domenico Condito  che ricopriva l’incarico di assessore alla  Cultura e beni culturali, un precursore dei tempi che aveva ideato il ‘progetto  Cassiodoro’ uno studio storico e scientifico del territorio che doveva sfociare nella creazione di un parco archeologico in grado di tutela re  i segni’ delle presenze magne greche.

Una parte di quel progetto comunque è andata in porto con il recupero del palazzo Aracri che grazie a un finanziamento regionale vedono la nascita della Biblioteca comunale e la creazione del museo archeologico che doveva contenere i risultati delle numerose campagne scavi (reperti, ceramica nera, vasellame) le portate avanti da un’equipe dell’Ecole francaise di Roma, un team di archeologici inviati dallo stato francese per indagare e studiare il Castrum Cassiodoreo, tra cui la studiosa e archeologa Chiara Raimondo che da anni vive e opera in tutta la Calabria.

A distanza di anni, oggi di quel progetto rimane ben poco, la Biblioteca Comunale ‘Vivarium’, cuore pulsante, solo grazie all’impegno solitario e gratuito dello studioso Antonio Froio, ha avuto pochi anni di splendore; i libri erano catalogati grazie ad un sistema regionale in rete denominato ‘Sebina’ che riusciva a offrire l’opportunità di conoscere e chiedere in prestito da ogni angolo del mondo i volumi custoditi.

Sul piano delle iniziative grazie alla sensibilità degli amministratori che si sono succeduti, sono stati organizzati eventi e corsi per rendere fruibile la biblioteca per le scuole e studiosi, poi arrivo il buio’, la biblioteca fu chiusa per diversi anni con grave pericolo di perdere i numerosi volumi a causa di umidità per infiltrazioni d’acqua.

Un patrimonio di oltre diecimila volumi frutto di donazioni delle famiglie di  Nicola Silvi e Mario Occhini, che con spirito filantropo vollero che questi preziosi volumi (filosofia, semantica e storia) restassero  in questa comunità come ‘ segno’ dell’amore di questi due persone che tanto contribuirono per il bene e la crescita sociale e culturale di questo paese.

Oggi invece si assiste ad una biblioteca aperta  sul piano fisico, ma non fruibile  sul piano pratico: manca un collegamento internet, il programma  Sebina (aggiornamento e catalogazione in rete) non è stato rinnovato con la Regione Calabria,  per cui l’unico servizio portando con spirito di abnegazione e volontà da due unità inviate dal Comune, consiste nel fornire qualche libro  in prestito, mentre sul piano delle iniziative didattiche e divulgative non esiste nessuna iniziativa.

Un altro punto dolente la creazione del sistema dei musei Squillace Stalettì e Montauro, un progetto ambizioso che aveva registrato un grsso finanziamento con fondi europei, purtroppo la miopia del comune capofila di Squillace ha fatto perdere i finanziamenti e oggi assistiamo al blocco di questi tre importanti poli di cultura, eppure basterebbero poche migliaia di euro, per aprire questi musei che diventerebbero attrazione scientifica e turistica, ma i Comuni  sappiamo che battono ‘ cassa’, i soldi si spendono ad altre  iniziative come la creazione dei bagni pubblici in località Panaja( Caminia) mai utilizzati o resi fruibili  alla collettività.

La cultura non paga, non fa politica non crea interessi diretti, eppure su questo territorio è nata la prima università d’Europa, qui lo statista Flavio Magno Aurelio Cassiodoro concepì la ‘Comunalia’, fondò il Vivarium luogo di studio e contemplazione, una ‘memoria’ che rischia di perdersi, con tutto il sacrificio di studiosi archeologici e politici lungimiranti che avevano un’altra visione, un’altra concezione dei beni culturali, questo territorio poteva essere una miniera di cultura sapere, creando occupazione e lavoro ma questo è solo un sogno, un’utopia.