- PreSerre e Dintorni - https://www.preserreedintorni.it -

SQUILLACE (CZ) – DAL SETTECENTO A OGGI: E’ SEMPRE “PIRAMIDE DI FUOCO”

Celebrata festa dell’Immacolata. Giorno della vigilia rivissuto in piazza antico rito del “Castello di fuoco”

di Franco POLITO

SQUILLACE (CZ) –  10 DICEMBRE 2017 –  «L’uomo è capace di amare?».

L’interrogativo è rimbombato forte nelle navate della basilica di Squillace durante l’omelia pronunciata da monsignor Giuseppe Megna nella solenne celebrazione del giorno dell’Immacolata (in foto sotto).

Il religioso ha indicato la via che conduce alla risposta. «Maria – ha aggiunto – ha saputo farlo senza dubbio alcuno perché ha avuto piena fiducia in Dio. In un periodo di grosse difficoltà sociali la soluzione dei problemi arriva dalla certezza in nostro Signore. La stessa certezza che ha avuto la Vergine Immacolata nel giorno dell’Annunciazione»

«E allora – ha concluso  monsignor Megna – sì alla grazia di Dio, no la peccato per incamminarci, al pari della Madonna, sul cammino della santità».

Parole di incoraggiamento nel giorno in cui a Squillace è forte il pathos per la ricorrenza che apre quelle natalizie. Pathos di fede e di riti. Di tradizione e storia.

 

Come la processione della Vergine per le caratteristiche vie del centro del storico che culmina con l’omaggio floreale dell’amministrazione alla statua della Madonna in piazza Duomo. Come la successiva messa vespertina celebrata da monsignor Raffaele Facciolo. Come la Novena e i suoi momenti di devota preghiera.

O come quelli della tradizione popolare che vanno in scena in piazza, dopo la funzione religiosa, la sera della vigilia. Ripreso dalla Pro Loco, rivive il rito antico della “Piramide di fuoco” o “Castello di Fuoco” dedicato alla Madonna accompagnato dalla degustazione di zeppole “nataledhi” e “murinedhi”, prodotti tipici del periodo natalizio.

La “piramide di fuoco” è un antico rito risalente al 1700. Dell’antica usanza si fa cenno nelle cronache squillacesi del Settecento.

«In occasione della celebrazione dell’Immacolata – recita un vetusto documento –  la parte più importante e  impegnativa della Confraternita era la costruzione della piramide di fuoco.

Si trattava  di una poderosa costruzione in legno, collacata nella parte centrale della città che richiedeva una grande quantità di legname.

Nella parte superiore della piramide veniva costruito un baldacchino, dove si collocava un quadro raffigurante l’immagine della Madonna. La piramide di fuoco veniva interamente ricoperta con carta e spesso si incaricava un pittore locale per eseguire pitture di carattere religioso.

Tutt’intorno la piramide veniva illuminata da centinaia di candele e venivano fissate le girandole per i fuochi d’artificio in modo tale da renderla un vero castello di fuoco».