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SOVERATO (CZ) – Rischia di morire soffocata, la salvano i medici del pronto soccorso


Il pronto soccorso di Soverato

Provvidenziale intervento salvavita dei sanitari dell’ospedale cittadino su una donna di 50 anni  per la “rottura spontanea della trachea”. Una casistica difficile, forse il primo caso in Calabria

Articolo di Gianni ROMANO (Il Quotidiano del Sud) 

SOVERATO (CZ) – 24 MAGGIO 2015 –  La sanità calabrese è spesso sotto i riflettori  per cause negative, in questo caso invece si può parlare di grande professionalità al reparto di unità operativa di urgenza diretta dal primario Nicola Salatino.

Una donna di cinquanta anni residente a San Sostene, dopo le dimissioni per intervento all’utero e a casa da due giorni, improvvisamente per un banale colpo di tosse rischia il soffocamento, immediato il trasferimento al pronto soccorso di Soverato, l’equipe presente composta dai medici Cosimo Zurzolo, Della Valle, Barone, Schipani e l’anestesista Grande.

Il medico Zurzolo capisce subito l’urgenza, diagnosi rottura spontanea della trachea, una casistica che vede pochi casi come questi, ma  da subito i sanitari effettuano le manovre giuste, messa a riposo la trachea, la donna viene intubata e messa in coma farmacologico, viene prima trasferita al reparto di rianimazione di Reggio Calabria e dopo all’ospedale  del policlinico universitario di Messina, dove viene operata con successo.

Ma su questa vicenda la figlia  ci tiene  a mettere in evidenza l’ottima professionalità del pronto soccorso di Soverato. “È iniziato tutto normalmente: mamma si siede – inizia così il racconto della figlia – Un colpo di tosse, piccolo sforzo. Sente una botta in gola, mi chiama. La voce è cambiata, come se avesse qualcosa in gola; sente come acqua intorno al collo, ma ad occhio non si vede nulla. Pensiamo non sia niente e aspettiamo passi da solo, continua la figlia, invece inizia la difficoltà a respirare, a deglutire, dolore al petto e peggiora col passare del tempo. Dopo tanta insistenza alle 3 siamo nel Pronto Soccorso a Soverato; entriamo al triage, si accorgono subito che la situazione è critica: codice rosso, si va subito dal dottore”.

“Quel giorno  – aggiunge la figlia – era di turno il dott. Cosimo Zurzolo, che ha dato diagnosi immediata, pochi minuti appena tastando il collo di mamma che faceva un rumore strano: enfisema sottocutaneo. Il dottore cerca di mantenerci calmi, intanto dispone immediatamente una Rx e una Tac al torace: parte la prima telefonata alla radiologia. La dott.ssa Schipani ci fa entrare subito, anche qui pochissimo tempo e conferma: enfisema sottocutaneo e pneumomediastino. Dato da una lacerazione alla trachea non indifferente”.

“Lacerazione? La cosa si complica – continua la figlia – Torniamo in pronto soccorso e il dottore ci spiega subito e chiaramente come stanno le cose “abbiamo due ore di tempo, l’aria nel mediastino compromette cuore e polmoni”. Noi attoniti, mamma ride perché non ci crede, io e papà sconvolti. Il dottore lascia mamma alle cure degli infermieri e mi porta nell’ufficio per parlare chiaramente: sono allieva infermiera. Riprendono le telefonate: prima gli anestesisti, il dott Barone e Della Valle, ci raggiungono subito. Discutono sul da farsi, urgentemente, si cerca la soluzione migliore, si contatta il direttore del reparto di anestesia il dott Grande. È deciso: mamma va intubata per isolare la ferita e permetterle una normale ventilazione e va trasferita in urgenza in un reparto appoggiato da una chirurgia toracica”.

“ Ancora telefonate: centralini, cellulari, Reggio, Messina, Catania. Non ci sono posti, aspettiamo – prosegue il racconto della figlia – Ancora telefoni: il posto c’è. La rianimazione a Reggio. 19:00. Il direttore Grande ci raggiunge da casa. Il team medico spiega ai miei genitori la situazione mentre porta mia madre di corsa in sala operatoria. La situazione è stranamente calma. Entro con lei tenendole la mano, gli operatori già pronti, mamma mi abbraccia, mi bacia “ti voglio bene, salutami gli altri. E si addormenta. Subito viene caricata in ambulanza e accompagnata a Reggio, dove arriva alle 22:30 ca. io e papà la raggiungiamo alle 08:00 dell’indomani, ma non la vediamo, e già alle 12:00 ci telefonano per dirci che sta raggiungendo il Policlinico Universitario G. Martino di Messina, nella TI di CH toracica. Alle13:00 siamo dentro, incontriamo i medici”

“Inizia il calvario – continua la figlia – Tutto era iniziato normalmente e siamo finiti invece per trasferirci a Messina, in attesa che la ferita si chiudesse e mamma potesse essere risvegliata. 22 giorni di attesa, straziante.09-04-2015Rientriamo a casa! La ferita si sta chiudendo, mamma è sveglia già da 10 giorni. Siate prudenti, le loro raccomandazioni. I miei sono ricordi veloci, pazzeschi, che fanno male. Ma limpidi e tangibili. Resteranno solo ricordi: grazie a chi ha saputo gestire al meglio la situazione. I medici a Messina si sono complimentati da subito per come avevano agito i loro colleghi a Soverato. Era la cosa giusta da fare, mi dicevano. E lo credo anche io: ciò che più mi è rimasto impresso di quei momenti è stata l’organizzazione tempestiva e la collaborazione che i dottori avevano imposto, consultandosi e valutando ogni aspetto. Sembrava la scena di un film: io guardavo in disparte, ma era reale”.

“Hanno dato il massimo – continua la figlia – a parere mio, sono stati eccezionali. Anche a Messina il Professore Barone è immediatamente intervenuto con tutto il suo team e quello del reparto di TI: dal primo all’ultimo giorno di degenza di mamma, non hanno tralasciato un dettaglio, medici e infermieri tutti. Certo ora le cose non sono “a posto”, ma mia madre è ancora con noi. E per questo devo dire grazie a tutti coloro che si sono attivati per renderlo possibile, un grazie dovuto ma sincero. Al Pronto Soccorso di Soverato diretto dal dott. Nicola Salatino; al dott. Zurzolo, che ha formulato una diagnosi difficile in pochi attimi; la dott.ssa Schipani della Radiologia, subito pronta. Naturalmente agli anestesisti, i dottori Barone e Della Valle, e il direttore di Anestesia e Rianimazione il dottore Grande, veloci, compatti e decisi. Il loro è stato un lavoro essenziale, che a differenza di ciò che spesso si pensa, svolgono per ogni emergenza. Il mio grazie è diretto anche a tutti i medici e infermieri del policlinico di Messina, il prof Barone e tutti i suoi collaboratori, che hanno proseguito il lavoro iniziato a Soverato e ci hanno permesso di tornare a casa tutti insieme”.

“La cosa che più di tutte ancora ci sconcerta però  – conclude la donna – è il fatto che ciò che ci è capitato è un evento raro. Forse il primo in Calabria, ma sicuramente non si vede spesso. Capitato ad una donna, mia madre, di appena 50 anni.  Questo rende ancora più straordinario il lavoro che tutti hanno fatto per non trasformare quell’emergenza in tragedia. E di questo saremo infinitamente grati a tutti loro”.

                                                                                                                       

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