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SANT’ANDREA HOSPICE, NON C’È PACE TRA GLI OPERATORI SANITARI DELL’ASP DI CATANZARO

In trenta contestano la decisione di dover prestare attività lavorativa alla Rsa del Basso Ionio”

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) –  Non c’è pace tra gli operatori sanitari dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, raggiunti in queste ultime ore da un ordine di servizio per prestare attività lavorativa al Sant’Andrea Hospice.

Sono in tutto una trentina i soggetti coinvolti, “pescati” dal direttore Tiziana Parrello del Distretto socio sanitario di Soverato.

Interessati operatori della Casa della Salute di Chiaravalle, del Polo sanitario territoriale di Squillace, di Girifalco e Soverato.

Tutti, comunque, stanno contestando il criterio che ha portato l’azienda a redigere una sorta di lista per dare manforte ai colleghi di Sant’Andrea in quanto struttura accreditata e, quindi, in questo momento in difficoltà nella gestione degli ospiti.

In estrema sintesi quello che rivendicano le trenta unità riguarda principalmente le scelte che vanno a ricadere sul personale che al momento opera attivamente dentro strutture importanti per il territorio.

Squillace come Polo sanitario territoriale riesce a garantire qualsiasi genere di attività che riguarda le urgenze.

Discorso, comunque, identico anche per quanto concerne il resto delle strutture dove il personale risulta essere al lavoro e garantisce turni e prestazioni a loro assegnate.

Sei il numero dei positivi al coronavirus, a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, dove, nei giorni scorsi, una paziente dell’Hospice, proveniente dalla casa di riposo della “Domus Aurea” di Chiaravalle Centrale, è risultata al quinto tampone di controllo affetta da Covid-19. Dopo la positività dell’anziana era scattata l’attività preventiva e di controllo nella struttura che ospita oltre all’Hospice, una Rsa e che aveva portato a scoprire due infermiere positive.

È proprio nella rete dei contatti di una delle due donne che sono stati riscontrati altri tre positivi su 11 tamponi esaminati.

 Il sindaco Nicola Ramogida ha comunicato al Dipartimento Salute dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, la rete dei rapporti ulteriore dei positivi, richiedendo il tampone per ciascuno di loro.

“Nelle richieste – hanno affermato alcuni degli operatori dell’Asp interessanti dal provvedimento – non figura alcun provvedimento di trasferimento di personale infermieristico ed ausiliario di supporto alla Rsa del Basso Ionio”.

Motivo quest’ultimo che ha fatto scattare la protesta. Sino a questo momento del tutto pacifica del gruppo dei trenta operatori che si è limitata a “denunciare” solo alcune delle disfunzioni.

La disposizione, comunicata appena qualche giorno prima della nuova destinazione del luogo di lavoro, ha messo in rilievo alcune delle “inadempienze” che al momento di stanno verificato all’interno dell’azienda sanitaria provinciale.

Interessato finanche il medico competente, ma c’è pure tutto il discorso che ruota attorno alla mancata consegna dei previsti dispositivi di prevenzione individuale, necessari per questo genere di attività dentro i reparti, dove ci sono degenti contagiati dal coronavirus.

Nessuno di questi trenta lavoratori intende sottrarsi ai nuovi compiti, ma chiede solo trasparenza nell’individuazione del personale da trasferire in strutture esterne. Asp chiamata in causa al fine di stoppare una protesta che oggi è allo stato embrionale e che potrebbe scoppiare da un momento all’altro.