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PRESERRE (CZ) – DIGA MELITO, FORSE E’ LA VOLTA BUONA


Grazioso Manno

Associazione Nazionale Bonifiche ha presentato 218 progetti definitivi ed esecutivi di invasi per recupero risorsa idrica. Tra essi c’è anche quello di Gimigliano

di Franco POLITO

PRESERRE (CZ) – 8 LUGLIO 2017 –  «Se oggi ci fosse la Diga del Melito, Catanzaro, Lamezia Terme e i 55 Comuni ricadenti nel comprensorio consortile non avrebbero problemi di acqua potabile».

C’è solo grande soddisfazione nel “telegramma” che il presidente del consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese, Grazioso Manno, utilizza per commentare l’avvenuta presentazione a Roma da parte dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi),  di 218 progetti di invasi e per il recupero della risorsa idrica, interessanti 17 regioni.

E, udite udite, tra le progettualità che Anbi ha presentato unitamente alla Struttura di Missione #italiasicura presso la Presidenza del Consiglio (rappresentata dal coordinatore, Erasmo D’Angelis), c’è anche la Diga sul Fiume Melito, la struttura che avrebbe dovuto sorgere tra Gimigliano, Fossato Serralta e Sorbo San Basile.

Cosa è e cosa rappresenta l’invaso, soprattutto di questi tempi di siccità imperante, lo sanno pure le pietre. La storia risale ai primi anni ’80. Presentata come una delle più grandi d’Europa, la diga aspetta ancora di essere terminata. Non certo per volontà del consorzio di Catanzaro, che ne ha in pectore la “titolarità”, e del suo presidente, da anni impegnato in una coriacea battaglia di legalità, in particolare contro Astaldi Spa, per la sua ultimazione.

Ora, forse, è la volta buona. «Finalmente la questione viene posta a livello nazionale – aggiunge Manno -. De Angelis, ha preso impegni concreti e precisi per porre la questione Melito, insieme a quella di altri invasi medi e piccoli, al tavolo con tutti i Ministri interessati, in particolare quello dell’Economia,   affinché con la prossima Legge Finanziaria vengano destinati fondi in tale direzione».  

I progetti presentati dai Consorzi di bonifica sono perlopiù definitivi ed esecutivi, pronti quindi per essere finanziati; il maggior numero di proposte (73, tra cui un bacino sul torrente Astico, nel vicentino) interessa il Veneto, ma è la Calabria, la regione, che abbisogna di maggiori investimenti (527 milioni di euro, tra cui, appunto, il completamento della diga sul Melito, nel catanzarese).

Manno insiste sul “valore” dell’infrastruttura. «Se ci fosse la Diga – sottolinea con forza –  tutta la Piana di Lamezia, Germaneto, il Catanzarese, con tutta la sua fascia ionica, non avrebbero problemi relativi all’irrigazione di migliaia di aziende agricole. Inoltre, quasi 500 mila abitanti di ben 55 Comuni, inoltre, pagherebbero il 23% in meno sulla bolletta elettrica».

Manno ricorda che anche le istituzioni ne hanno sempre “timbrato” di blu il valore. «Non bisogna mai dimenticare che pure il presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, si è espresso chiaramente e con determinazione in favore del ruolo strategico dell’invaso e sulla necessità di ultimare la struttura. Nella stessa direzione, in precedenza, erano andati gli ex governatori, di destra e di sinistra, della Regione Calabria Agazio Loiero, Giuseppe Scopelliti e Antonella Stasi. Ma vi è di più: tanti esponenti del mondo politico, associativo, agricolo, religioso e ordini professionali, senza distinzione alcuna, hanno detto la loro sulla bontà dell’opera. Mai vi è stata una voce contraria».

«Come sempre – incalza il presidenta di Anbi Francesco Vincenzi, prevenire è meglio che curare: se avessimo già investito i circa 3 miliardi di euro necessari per i primi 218 interventi da noi progettati  nella proposta di Piano Nazionale degli Invasi, avremmo evitato buona parte dei  5 miliardi di danni all’agricoltura, registrati in poche settimane»

«D’altronde – chiosa Massimo Gargano, direttore generale di ANBI –  tratteniamo solo l’11% degli oltre 3 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sull’Italia. Ora, i cambiamenti climatici e le differenti modalità degli eventi atmosferici, più violenti e concentrati nel tempo e nello spazio, obbligano a nuove scelte infrastrutturali, soprattutto al CentroNord, fin qui abituato ad un clima mediterraneo, che ormai non esiste più».

Per avviare l’iter di questa grande programmazione infrastrutturale a servizio del Paese, la Struttura di Missione #italiasicura inizierà, la settimana prossima, una serie di incontri con i ministeri competenti, in vista della prossima Legge di Stabilità. 

L’obiettivo è individuare, nel cosiddetto Fondo per gli  Investimenti (comprensivo anche delle infrastrutture relative alla rete idrica e alle opere di collettamento), quote di finanziamento pluriennale anche facendo ricorso a finanziamenti comunitari (Banca europea per gli investimenti, Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa); affiancherebbero la costituzione di un fondo “a rotazione” per il finanziamento delle progettazioni. 

Si stima che, per evitare il ripetersi di crisi idriche penalizzanti il settore del “made in Italy agroalimentare” (267 miliardi di produzione, 38 miliardi di export, 3.300.000 occupati), l’Italia necessiti di circa 2.000 invasi medio-piccoli, collinari e di pianura, i cui 20 miliardi di investimento rientrerebbero in un piano ventennale di finanziamento.

 

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