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PRESERRE (CZ) – CISAL QUERELA TANSI PER OFFESE SU FACEBOOK AL DIPENDENTE REGIONALE TEDESCO

Il dirigente sindacale attaccato pesantemente ora chiede il risarcimento danni. Si attende l’eventuale rimozione del dirigente da parte del presidente Oliverio

di REDAZIONE

CATANZARO –  7 GIUGNO 2017 –  «Carlo Tansi perseguita, deride e intimorisce pubblicamente il mio assistito, dirigente di un sindacato rappresentativo delle istanze dei lavoratori presenti» nel dipartimento diretto dal capo della Protezione civile.

Così Pino Pitaro, legale di Gianluca Tedesco, dirigente sindacale Cisal da mesi ormai al centro di un vero e proprio ‘massacro’ mediatico da parte del dirigente della Protezione civile regionale Carlo Tansi. “Utilizzando in maniera illecita – spiega Pitaro – il social network Facebook e facendo uno spregiudicato ricorso ad allusioni, illazioni e immagini, talune anche macabre». Secondo la diffida recapitata al governatore Oliverio e allo stesso Tansi – è finito nel mirino del manager della Prociv, il tutto fatto nei confronti di Tedesco “la cui unica colpa è solo quella di tutelare i diritti dei lavoratori”. Un Tansi che, secondo l’atto – al quale seguirà una querela per diffamazione – trascorrerebbe «letteralmente tutte le sue giornate perseguendo il fine ultimo di ingiuriare, schernire e perseguitare» il sindacalista. 

Una sfida, prima sui social, ma che ora si sposta di diritto, è il caso di dire, ai piani alti della Regione e approderà presto in Procura. Per il momento, l’avvocato chiede al dirigente nominato 100mila euro di danni e a Oliverio di rimuoverlo «immediatamente» dalla sua carica, visto che avrebbe «posto in essere, mantenuto e perseguito una condotta assolutamente incompatibile con il ruolo di alta dirigenza che tuttora ricopre». Insomma, il gioco si fa più duro. Perché «Tansi – scrive l’avvocato – ha pubblicato su Facebook oltre 100 tra post e commenti» su Tedesco e la Cisal. Il campionario delle definizioni è vasto e variegato: «il peggio della politica e del sindacato calabrese»; «un microsindacato populista che difende incrostazioni di privilegi»; «un certo microsindacato fatto di vagabondi strapagati esponenti della vecchia marcia politica, difende spudoratamente gli interessi di casta di un nauseabondo sistema politico-sindacale-lavoratori fannulloni».

E poi «chi CISALverà dal familismo sindacale amorale?». Ci fermiamo, ma l’elenco sarebbe ancora lungo. Pitaro parla, poi, di «ossessione» nei confronti del sindacalista. E giù via con un’altra sequenza, quella dei presunti epiteti riservati a Tedesco negli “stati” di Fb: Tedescooooo, Je suis Tedesco!, tedescor, Tedescols, Tedescoril, eccetera. Tutto, secondo il legale, «durante l’orario di lavoro, a testimonianza dell’uso gravemente e deliberatamente improprio e spregiudicato del social network», e «persino in orari notturni, dopo la mezzanotte, quando Tansi, evidentemente per placare l’insonnia, avverte quotidianamente l’esigenza di mandare messaggi subliminali al malcapitato Tedesco».  Il racconto del legale passa poi, per alcuni post che potremmo definire di culto, come quello dedicato al decreto di assegnazione del sindacalista «alla struttura del consigliere regionale Flora Sculco, volendo comunicare tale fatto come un elemento dispregiativo di soggezione del sindacato alla politica».

Altro esempio: Tansi «ha utilizzato immagini delle serie animata Willy il Coyote facendo riferimento a Tedesco». In una, il coyote «viene raffigurato impiccato penzolante da una roccia»; e «in una successiva immagine, si vede il coyote che cade nel vuoto, proiettato a schiantarsi per terra con un cartellino “Bye!” verso una rovinosa fine». Prima, un’insegna colorata che dice “Tedescobipbip”. 

Per l’avvocato la misura è quindi colma, specie perché «la persecuzione è ordita da un dirigente regionale, pagato con soldi pubblici, che evidentemente ritiene, in modo del tutto spocchioso, di essere nel diritto di umiliare, impaurire e mobbizzare un dipendente regionale e un eccellente sindacalista la cui unica colpa è solo quella di tutelare i diritti dei lavoratori». Infine, anche se non certo per ultimo, esiste un codice di comportamento che si estende non solo a tutti i dipendenti regionali ma anche ai dirigenti. Soprattutto questi ultimi dovrebbero dare ‘lezioni’ di comportamento e non certo essere eventualmente censurati.