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PREMIO CITTÀ SOLIDALE, DA SOVERATO UN “NO” CORALE ALLA MAFIA

Lanciato messaggio di speranza per una legalità non solo possibile ma necessaria

di REDAZIONE

SOVERATO (CZ) –  14 MAGGIO 2023 –  Al Teatro Comunale di Soverato si è svolta la nona edizione del Premio Città Solidale.

Tanti gli studenti presenti, in particolare dell’I.I.S.  Guarasci-Calabretta e dell’I.I.S. Malafarina di Soverato, dell’I.I.S. Ferrari di Chiaravalle, ma in platea anche i ragazzi della Comunità Ministeriale di Catanzaro e gli ospiti delle strutture di Città Solidale, tutti insieme per dire no alla mafia e lanciare un messaggio di speranza per una legalità non solo possibile ma necessaria.

Un parterre a cui non sono mancate le autorità civile e militari: Carabinieri, Capitaneria di Porto, Guarda di Finanza, Esercito.

Ad aprire la mattinata, le allieve della scuola di Danza Exedra di Soverato che hanno realizzato una coreografia sul brano “I Cento Passi” dei Modena City, questo proprio perché questa edizione del Premio è stata interamente dedicata alla figura di Peppino Impastato.

Cento Passi verso la Legalità: questo il titolo voluto fortemente da Padre Piero Puglisi e dal suo staff e sono proprio i momenti come quello realizzato stamattina che ci permettono di camminare verso la legalità. 

Ad allietare il talk anche il gruppo musicale Le Hibou che, attraverso brani scritti ed interpretati da loro, hanno voluto lanciare agli studenti messaggi di speranza, di forza e nuove opportunità.

Ad accogliere le scuole e a salutare i Presenti ci ha pensato Padre Piero Puglisi che ha raccontato come il Premio sia giunto al nono anno e di come sia un momento per incontrarsi e parlare di tematica importanti che riguardano le persone vulnerabili e non solo.

Insieme a lui il Viceprefetto di Catanzaro, dott.ssa Lucia Iannuzzi, il Presidente dell’Anpi Sez. Prov. Di Catanzaro, Mario Vallone, e la dott.ssa Prunestì in rappresentanza del Comune di Soverato.

Quest’ultima ha voluto sottolineare il lavoro svolto da Città Solidale per il territorio e soprattutto la rilevanza che tali iniziative hanno quando coinvolgono le giovani generazioni. È stato, poi, Monsignor Maniago a introdurre il tema del sogno, partendo da un video di presentazione dell’ente che rappresenta la diocesi.

L’Arcivescovo ha inviato i giovani a credere in qualcosa, ad investire e a lottare ed impregnarsi per raggiungere il bene.

Per moderare il talk è stata fondamentale la presenza di Antonio Liotta, giornalista della testata regionale della Rai, che ha presentato, insieme a Roberta Critelli, referente per la comunicazione di Città Solidale, le personalità designate per questo anno a ricevere il Premio Città Solidale.

Il primo ingresso è stato riservato a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso 45 anni fa dalla Mafia.

Ha raccontato delle sue origini familiari e di come a suo zio, esponente mafioso, e a suo fratello in lotta per la legalità, fosse toccata la stessa sorte nonostante avessero condotto una vita diversa.

 Ha spiegato agli studenti che di questa esperienza ha fatto il suo impegno di vita, che ha fondato una Onlus e realizzato La Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato proprio per rivolgersi ai giovani, speranza del nostro futuro.

Subito dopo è stata la volta di Monsignor Pennisi, Vescovo Emerito di Monreale, che ha raccontato ai presenti di come abbia fatto del suo mandato un motore per la legalità e una lotta alla mafia, regalando aneddoti e storie di un passato che lo vedono però, ancora oggi, impegnato nel portare con fede la cultura della legalità.

È stato poi il racconto personale dell’uccisione del padre, fatto dall’on. Simona Dalla Chiesa a innescare una forte emozione.

Ha narrato i momenti successivi all’uccisione quando lei e sua sorella seppero della morte del padre in ritardo e soprattutto di come furono celebrati velocemente i funerali, di come i mafiosi volessero liberarsi di quell’uomo che aveva già sconfitto il terrorismo e che era stato mandato li per sconfiggere anche loro.

La dott.ssa Paravati, dopo una sua riflessione, ha spiegato agli studenti cosa significa la giustizia riparativa e di come sia possibile costruire percorsi rieducativi in carcere per restituire alla società un uomo migliore di quello che è entrato.

Tiberio Bentivoglio ha incentrato il suo intervento sulla sua storia di imprenditore che si è rifiutato di pagare il pizzo, lo ha fatto mettendo a rischio la sua azienda, a quei tempi florida, che oggi porta avanti con sua moglie.

Ha raccontato agli studenti tutti gli attentati a cui è sfuggito, ai colpi di pistola a cui invece non è riuscito a sottrarsi e ha sottolineato come non sempre lo Stato si sia dimostrato presente e attento.

Oggi vive con due uomini di scorta al seguito ma è orgoglioso di portare le sue pubblicazione e la sua testimonianza nelle scuole, credendo molto nelle giovani generazioni.

Rocco Mangiardi, imprenditore lametino, anch’egli ha avuto il coraggio di dire no al pizzo, ma ha dichiarato ai ragazzi di aver avuto paura e di averla superata, guardando negli occhi i suoi figli e trovandoci dentro l’orgoglio e il consenso per quella scelta difficile.

Ha spiegato che dire si al pizzo vuol dire togliere lavoro a padri di famiglia e finanziare l’uccisone di persone e questo non si può permettere.

Inoltre, ha invitato i ragazzi a non fare uso di sostanze perché, attraverso l’acquisto della droga, la mafia si finanzia e diventa più grande. Ha però voluto concludere con un messaggio di speranza: la mafia ha avuto inizio e, se vogliamo, possiamo farla finire. 

A chiudere il talk, Francesca Prestia che ha raccontato alla platea come da donna, madre e cantastorie ha voluto schierarsi dalla parte giusta.

Lo ha fatto a suon di musica, componendo e interpretando ballate per Lea Garofalo e anche Felicia Impastato, brano che ha voluto regalare ai presenti in teatro.

Arrivato anche per un saluto, il senatore Lumia, due volte presidente della commissione antimafia che si è detto felice di aver potuto assistere a un momento di confronto e di testimonianza.

Ha ringraziato Padre Piero e la Fondazione per aver seminato un messaggio di speranza, perché se le storie di mafia fanno paura, sentirle raccontare da chi l’ha incontrata e la combatte non può che infondere speranza. 

A consegnare i premi Monsignor Maniago e Padre Piero Puglisi e una chiusura ancora in musica e danza per arrivare diritto ai giovani attraverso i loro linguaggi e con la fiducia che grazie a loro stamattina abbiamo iniziato a compiere i nostri 100 passo verso la legalità.