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ORDINANZA SANTELLI, C’È CHI DICE NO

Contrari i sindaci di Catanzaro, Lamezia, Trebisacce e Sellia Marina. Critico anche Callipo. Occhiuto, invece, sta con la governatrice. E il governo pensa alla diffida

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) –  30 APRILE 2020 –  Anticipo della “Fase 2” in Calabria a cominciare da oggi: alcuni  sindaci alzano le barricare contro l’ordinanza del presidente Santelli di riaprire, anche se all’aperto, bar, pizzerie e pasticcerie. 

Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, ad esempio, ha firmato l’ordinanza che conferma, fino a domenica 3 maggio compresa, tutte le disposizioni in merito al contenimento del contagio da Covid-19.

Resteranno pertanto chiusi, anche in questo fine settimana, parchi e aree giochi, cimiteri e tutte le altre attività regolamentate, quindi anche bar e ristoranti, con l’ordinanza di proroga diramata ad aprile.

«Non è però ora il momento di operare strappi laceranti rispetto alle indicazioni date dalla Comunità Scientifica  – sottolinea il primo cittadino di Lamezia Terme Paolo Mascaro –  ed il ritorno alla auspicata normalità dovrà avvenire gradualmente e verificandone passo dopo passo gli effetti; non si può rischiare di vanificare i sacrifici immensi che da due mesi sopportano i nostri concittadini.

Pertanto, il Comune di Lamezia Terme adotterà domattina ordinanza con la quale bloccherà da subito l’applicazione del provvedimento della Regione Calabria del 29 aprile e continuerà ad adeguarsi alle prescrizioni nazionali ed a quanto stabilito nelle ordinanze sindacali emesse o da emettere.

Dobbiamo salvaguardare la nostra salute ed il nostro futuro».

«Io penso – gli fa eco il collega di Trebisacce Franco Mundo –  che l’ordinanza del Presidente Santelli sia molto inopportuna, non solo per l’ora in cui è stata diffusa, cioè alle 22.00, ma per aver demolito il lavoro svolto in questi mesi, settimane e giorni da tanti sindaci, volontari, forze dell’ordine e cittadini, impegnati a prevenire e fronteggiare il Coronavirus.

Cercheremo domani mattina di leggerla e interpretarla meglio, e poi, avvalendoci dei poteri e delle facoltà che la legge ci riserva e consente, continueremo il grande lavoro svolto finora, impartendo prescrizioni e limitando gli orari degli esercizi pubblici, con atti diretti a proteggere ancora di più i cittadini.

E’ una follia! Mi riservo di valutare anche un’impugnativa al Tar e di bloccare e/o limitare l’efficacia, già domattina (oggi, ndr)». 

Non è da meno Francesco Mauro, fascia tricolore a Sellia. «Sul Territorio Comunale di Sellia Marina  – afferma –  valgono le misure previste dall’ultimo DPCM emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri e le ordinanze emanate dal Sottoscritto e non quelle in contrasto emanate dal Presidente della Regione Calabria nella tarda serata del 29.04.2020!

I sacrifici fatti in questi mesi di emergenza sanitaria per la tutela dell’incolumità pubblica dei selliesi non possono essere dispersi da provvedimenti improvvisi e non pianificati per tempo, perché mettono a serio rischio la salute dei cittadini».

Almeno 26 sindaci di Comuni del Catanzarese, inoltre, chiedono il ritiro dell’ordinanza: Carlopoli (Mario Talarico), Settingiano (Rodolfo Iozzo), San Pietro Apostolo (Raffaele De Santis), Pentone (Vincenzo Marino), Gimigliano (Laura Moschella), Martirano Lombardo (Franco Pucci), Sellia (Davide Zicchinella), Cardinale (Danilo Staglianò), Isca sullo Ionio (Vincenzo Mirarchi), Cortale (Francesco Scalfaro), Albi (Salvatore Ricca), Borgia (Elisabeth Sacco). 

E ancora: San Pietro a Maida (Domenico Giampà), Cropani (Raffaele Mercurio), Sant’Andrea Ionio (Nicola Ramogida), Chiaravalle Centrale (Domenico Donato), Andali (Pietro Antonio Peta), Maida (Salvatore Paone), Magisano (Fiore Tozzo), Sellia Marina (rancesco Mauro), Marcedusa (Domenico Garofalo), Sersale (Salvatore Torchia), San Floro (Bruno Meta), Nocera Terinese (Antonio Albi), Cerva (Fabrizio Rizzuti), Montepaone (Mario Migliarese).

Sta con Santelli, invece, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. «Ha fatto bene Jole – dice –   a riaprire subito bar e ristoranti all’aperto, anche perché in Calabria non cambierebbe niente con un mese di chiusura in più. Si aggraverebbe solo di molto la situazione economica.

Il Comune di Cosenza darà a tutti gli esercenti, in proporzione alle superfici esistenti, la possibilità di utilizzare gratuitamente ulteriore spazio pubblico per i prossimi mesi.

Raccomando a tutti di continuare a rispettare le misure di distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti».

Sul fronte della politica squisitamente regionale c’è pure il fermo no di Pippo Callipo alla decisione di riaprire in anticipo. 

Il capogruppo in consiglio regionale di “Io Resto in Calabria” invita i «cittadini calabresi ad essere molto cauti e siamo certi che si dimostreranno più responsabili di chi li governa.

Fino a pochi giorni fa la presidente della Regione Jole Santelli parlava di tenere chiusa la Calabria fino a fine maggio, oggi addirittura anticipa la fase 2 andando ben oltre le riaperture che il governo ha annunciato per il 4 maggio».

Pippo Callipo, capogruppo di “Io resto in Calabria” in Consiglio regionale.

«Quella annunciata stasera dalla presidente Santelli, con un tempismo quantomeno irresponsabile perché prevede le riaperture già per domani, è un’ordinanza molto imprudente – prosegue Callipo – ed evidentemente incoerente con quanto sostenuto da lei stessa fino a ieri.

L’ordinanza, poi, contrasta con quanto previsto dai provvedimenti governativi e, oltre che pericolosa, è utile solo a un eventuale contenzioso con il governo di cui proprio non si sentiva il bisogno. Non vorremmo che tutto ciò risponda a una strategia politica concordata tra i governatori di centrodestra.

Se così fosse, vorrebbe dire che si sta giocando sulla pelle dei cittadini calabresi per meri calcoli politici. In un’emergenza come quella attuale non si può governare in balìa di interessi di partito o di improvvidi sbalzi d’umore. Intanto – conclude Callipo – di misure concrete sul piano economico, sanitario e sociale neanche l’ombra». 

Ma c’è di più.

A quanto apprende l’Adnkronos da fonti di governo, l’esecutivo va verso la diffida dell’ordinanza calabrese.

L’ordinanza, riferiscono fonti di primo livello, è stata oggetto di discussione del Cdm.

La diffida è il passo che precede l’impugnativa. Si tratta, in estrema sintesi, di una lettera con cui si invita il governatore a rimuovere le parti incoerenti dell’ordinanza rispetto al Dpcm varato. Se le modifiche non vengono apportate, il governo può a quel punto decidere di ricorrere al Tar o alla Consulta e impugnarla.