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MONGIANA, AVREBBE AVUTO RAPPORTI CON AMBIENTI MAFIOSI: ASSESSORE DICHIARATO INCANDIDABILE

Damiano Foti sarebbe considerato in “rapporti di frequentazione con la famiglia Vallelunga e di parentela con le famiglie Emanuele e Pisano”

 Fonte: ILVIZZARRO.IT

 PRESERRE (VV) –  2 NOVEMBRE 2019 –  La Corte d’Appello di Catanzaro (Prima sezione civile) ha dichiarato l’incandidabilità dell’assessore comunale Cosimo Damiano Foti, eletto alla carica di consigliere alle amministrative di Mongiana, nel Vibonese, del maggio scorso e, successivamente, nominato assessore dal primo cittadino Francesco Angilletta.

Secondo quanto si legge nella sentenza, infatti, Foti risulterebbe «avere rapporti di frequentazione con la famiglia Vallelunga e di parentela con le famiglie Emanuele e Pisano, legate ad ambienti mafiosi, che hanno condizionato gli esiti delle elezioni e che sono risultate vicine a ditte aggiudicatarie di lavori affidati dal Comune».

Nel lontano 12 luglio 2012, veniva disposto lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e, all’epoca, all’interno dell’esecutivo capitanato dall’allora sindaco Rosamaria Rullo era presente anche lo stesso Foti.

La relazione prefettizia, per come evidenziato anche nel Rapporto del Ministro dell’Interno del 28 giugno 2012, «aveva messo in particolare in rilievo la figura del sindaco, già al vertice dell’amministrazione comunale per due mandati consecutivi, il quale, rivestendo unitamente al vicesindaco e al presidente del consiglio comunale una funzione apicale, di fatto aveva la supervisione ed il controllo dell’intera macchina amministrativa.

Si evincerebbe, infatti, dagli atti della Relazione ispettiva, in cui si richiamano i rapporti di Polizia e i fascicoli presenti presso l’Arma dei carabinieri, una certa contiguità, oltre che un’abituale frequentazione, tra il sindaco Rullo ed alcuni esponenti delle cosche locali, quali Antonio Pisano, Vittorio Emanuele, Vittorio Decimo Emanuele e Francesco Vallelonga, tutti con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso».

Circostanza, questa, che avrebbe «condizionato l’agire amministrativo, improntato ad una logica spartitoria e clientelare, tesa a favorire questi soggetti e le cosche a cui sono legati, dai quali risulta essere stata sostenuta anche durante la campagna elettorale».

Evidenziate, inoltre, presunte «diverse anomalie e irregolarità nella gestione della res pubblica da parte del sindaco, rispondenti alla predetta logica clientelare, tesa a favorire soggetti vicini alle locali cosche, quali la nomina del vicesindaco Domenico Pisano, cognato del pregiudicato Francesco Antonio Vallelonga e quella del presidente del consiglio Giuseppe Campese (quest’ultimo ha rapporti di parentela e frequentazione con le famiglie Pisano ed Emanuele).

Figura, peraltro, quella del presidente del consiglio non prevista nel precedente statuto che è stato subito modificato, sul punto». Altra «anomalia» sarebbe stata rilevata con riferimento all’assunzione del responsabile dell’Ufficio tecnico, «legata da stretti rapporti di parentela con le citate famiglie Pisano-Emanuele.

Il funzionario predetto, che sarebbe legato alle consorterie criminali, risulterebbe essere nominato, per come dichiarato dallo stesso sindaco durante il corso di un’audizione, per motivi personali più che professionali».

Sarebbero state evidenziate «irregolarità anche nelle gestione di opere pubbliche, e nell’affidamento dei lavori a ditte, quali quella di Cosimo Pisano e di Cosimo Carè destinatarie di misure interdittive antimafia, circostanza anche questa non contestata nello specifico».

Altre irregolarità riguarderebbero l’abusivismo edilizio, la selezione delle ditte assegnatarie della gestione dei boschi, la gestione del servizio mensa e del servizio di pulizia di edifici.

Dopo aver dichiarato l’incandidabilità di diversi ex amministratori, si è proceduto a riformare la decisione per Foti, nei confronti del quale è stata dunque disposta l’incandidabilità.