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LETTERE A TITO N. 412: SONO STATO IL PRIMO AD ENTRARE AL QUIRINALE A VEDERE I BRONZI DI RIACE IL 29 GIUGNO 1981

Era la prima giornata di esposizione dei due capolavori venuti dal remoto passato greco o magno-greco ovvero dallo Jonio come centro propulsivo del Mediterraneo di quei secoli ricchi di cultura e di valori poi divenuti universali

di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it [1])

BADOLATO (CZ) –  13 LUGLIO 2022 – Caro Tito, come è risaputo, in questo 2022 ricorre il cinquantesimo anniversario del sorprendente ed eccezionale ritrovamento (mercoledì 16 agosto 1972) delle due statue dei cosiddetti “Bronzi di Riace”.

La Calabria (che ha spesso troppo forti ritardi, volontari, involontari, imposti) ha aspettato giovedì 07 luglio 2022 (quando gli eventi avrebbero dovuto essere già in corso ed in pieno svolgimento da un bel po’ di tempo) per presentare ufficialmente il programma degli eventi per tale “giubileo” archeologico. Non sarebbe stato forse più logico, necessario ed utile partire già qualche anno prima e poi sempre più in crescendo, data la grande importanza di tale patrimonio mondiale e la complessiva posta in gioco ???…

Mi attengo alla nuda e cruda realtà e alla cronaca dei fatti, senza fare alcun commento, dal momento che tale ennesimo ritardo collettivo di sistema (politico, economico e socio-culturale) ci coinvolge tutti, nessuno escluso; anche se, in verità, la maggiore responsabilità e il grave difetto di lungimiranza riguarda le classi dirigenti reggine, calabresi, ma soprattutto nazionali e persino europee.

E principalmente chi viene pagato per occuparsi con più solerzia ed efficacia di tali compiti. Anche se ci vorrebbe molto Amore per tutto ciò e non calcoli poco etici!…

Qui di sèguito trascrivo il link del video-spot promozionale-celebrativo dei 50 anni dal rinvenimento delle due statue in fondo al mare. Tale brevissimo filmato (dura appena 2 minuti e 16 secondi) è stato presentato alla Camera dei Deputati giovedì mattina 07 luglio 2022 dal ministro alla Cultura Dario Franceschini e dai vertici della Regione Calabria durante l’esposizione alla stampa del programma degli eventi per il giubileo dei Bronzi. Ecco il link per vedere tale spot ufficiale << https://www.youtube.com/watch?v=DRr8PvT3J7Y [2] >> oppure  << https://siviaggia.it/notizie/video/bronzi-riace-50-anni-fa-eccezionale-ritrovamento/373218/ [3] >>. Personalmente l’ho inviato a tutti i miei contatti whatsapp ed email. Ed è stato tanto gradito quanto ben commentato. I Bronzi di Race sono amati da tutto l’universo-mondo. Bisognerebbe tenerne conto!…

1 – DA VERO CALABRESE A ROMA SONO STATO IL PRIMO

Con questa “Lettera n. 412” non voglio affatto ragionare sui “massimi sistemi” nostrani ma semplicemente comunicarti, con grande e particolare orgoglio da vero calabrese, che sono stato il primo ad entrare al Quirinale a vedere i Bronzi quella mattina di lunedì 29 giugno 1981 che a Roma era la prima giornata di esposizione dei due capolavori venuti dal remoto passato greco o magno-greco ovvero dallo Jonio come centro propulsivo del Mediterraneo di quei secoli ricchi di cultura e di valori poi divenuti universali.

Infatti, l’indimenticabile Presidente della Repubblica Sandro Pertini ha voluto che i “Bronzi di Riace” (reduci da un poderoso restauro a Firenze, dove erano stati messi bellamente in mostra con magnifico successo dal 15 dicembre 1980 al 24 giugno 1981) fossero offerti all’ammirazione di romani, stampa, visitatori, studiosi e turisti proprio dal 29 giugno (giornata dei Santissimi Pietro e Paolo, festa patronale della Città capitolina) fino al 12 luglio 1981, prima di “tornare a casa” splendidamente ripuliti da secoli di incrostazioni marine. 

A quel tempo lavoravo nella Capitale e, nei giorni precedenti al 29 giugno ero a Badolato per una pur veloce vacanza, approfittando del “ponte festivo” romano. Avrei potuto ripartire la sera del 29 giugno per essere sul posto di lavoro la mattina di martedì 30 …

Ma, sapendo di questo grande evento, ho preso un treno precedente a quello solito (non ricordo se quello per Milano o per Torino) che mi avrebbe permesso di arrivare a Roma prima dell’alba, in tempo per essere in posizione di vantaggio nella fila davanti alla porta del Quirinale, in attesa di entrare per ammirare i Bronzi.

Infatti, quando sono arrivato in Piazza del Quirinale attorno alle ore 05.30 circa, c’erano già soltanto sette-otto persone in fila davanti al portone del Palazzo presidenziale. Non ricordo se l’apertura fu alle ore 8 oppure alle 8,30 o alle 9. Fatto sta che, tra una cosa e l’altra, proprio per caso (in modo lecito e senza scorrettezze) mi ritrovai ad essere il primo ad entrare dal portone quirinalizio e poi nel salone dove c’erano entrambi i Bronzi nella loro magnificenza.

Nel mio animo, partendo da Badolato, speravo di essere il primo (pure per un’emozione simbolica, da calabrese, in “segreta” ed intima rappresentanza della Calabria). E il caso ha voluto darmi l’ambìta precedenza. Ne fui assai felice, pure perché sentivo che in quel momento, con me, entravano davvero tutti i calabresi, in particolare tutti quelli della mia interzona di Riace- Badolato!…

E da vero calabrese (carico di molte e ultrasecolari generazioni locali) ci tenevo davvero tanto a rappresentare simbolicamente la Calabria in una così importante ma informale “inaugurazione” romana, essendo proprio il primo a salutare i due guerrieri trovati nel mare di Riace ad appena 20 km dalla mia Badolato Marina e, adesso, restaurati e resi in tutta la loro grandiosità epica.

Puoi immaginare le emozioni e la folla di sentimenti che hanno pervaso la mia mente, il mio cuore ed il mio orgoglio calabro-jonico! Restai ad ammirare le due statue per un tempo indefinibile, avvinto dal grande fascino evocativo di quelle presenze riemerse da un remoto passato e dal mio mitico mare Jonio, mentre cercavo di collocare con la mente tali personaggi nel loro tempo ma anche nel loro futuro, magari in un apposito Museo da edificare proprio per Loro a Riace!….

2 – A RIACE IL MANCATO MUSEO DEI BRONZI

Anzi in questi otto anni di restauro (1972-80), tale “MUSEO DEI BRONZI” avrebbe potuto e dovuto essere iniziato e già pronto ad accoglierLi a Riace. Ma campanilismi, opportunismi e strapoteri decisionali avevano vinto ancora una volta sulla legittimità e sulla necessità di aiutare territori il cui svantaggio millenario veniva così aggravato ancora di più! Meritocrazia disattesa!

Molti di noi pensarono che i Bronzi a Reggio Calabria fossero un ulteriore furto e spoliazione dei nostri territori di periferia, che il caso aveva reso “centrali” dall’epocale ritrovamento ma che visioni niente affatto lungimiranti e “predatorie” avevano ancora una volta spogliato e declassato. 

Infatti, in quegli anni, sono stato fin da sùbito uno dei tanti fautori che immaginavano, desideravano e sostenevano un apposito MUSEO DEI BRONZI in Riace per questi poderosi guerrieri, mitici e favolosi per bellezza e significato. Avrebbero dato al nostro territorio un utile contributo di visibilità, di maggiori presenze turistico-culturali e di più concrete possibilità di sviluppo. Invece, restammo tanto delusi quanto amareggiati.

Questa nostra zona della Calabria jonica (la più depressa del già depresso Sud) non aveva così alcuna speranza di valorizzare in loco le sue ricchezze. Infatti, attorno ai Bronzi avrebbero potuto essere esposti pure i tanti ritrovamenti archeologici dei dintorni, tra cui quelli molto cospicui dell’antica Kaulon ovvero dell’odierna Monasterace (distante appena 6 km) dove adesso, solo da alcuni anni, c’è comunque un piccolo ma importante Museo. Ancora adesso spero che a Riace possa esserci, prima o poi, il MUSEO DEI BRONZI.

Però, oggi come oggi ho ragione di credere (come nel 1973-76, ai tempi delle mie ricerche sociologiche su Badolato e dintorni) che la nostra costa jonica sia davvero non soltanto la più abbandonata ma anche la più volutamente avversata e calpestata d’Italia, pure con la triste vicenda capitata al lavoro e all’utopia di Mimmo Lucano (ex sindaco di Riace) e a tanti di noi che sono in esilio per essersi adoperati per salvare il salvabile e per dare dignità ad un territorio e ad un popolo da sempre depredato … se mai un motivo o giustificazione ci possa essere nella più totale spoliazione, continua ed esasperata, tanto da farci perdere persino la speranza.

Ed ecco che emerge il “Suicidio del Sud” per come emerso dalle mie analisi del 1977 per la tesi di laurea e che adesso torno a confermare, con ulteriori ed imperdonabili aggravanti.

3 – NOI TERRITORI E GENTI SENZA SPERANZA

Infatti, caro Tito, se provi a girare per l’Italia, non troverai un territorio ed un popolo più derubato di quello calabrese e di quello jonico, in particolare. Derubato di tutto … di famiglie, di figli specialmente, di risorse, di economia, di passato, di presente e di futuro.

Persino di speranza, appunto. Penso che ormai nessuno studioso osi più avvicinarsi a studiare queste nostre zone (come accadeva sistematicamente fino agli anni settanta-ottanta) per non avere l’insostenibile angoscia (in coscienza ed onestà intellettuale) di dover documentare un “genocidio silenzioso” strutturale e sistematico acuitosi già dal 1100 circa (da quasi mille anni) con l’invasione dei Normanni rispetto pure alle devastazioni operate attorno al 200 a. C. dai Romani che hanno raso “let-te-ral-men-te” al suolo una delle Terre più ricche e significative di tutto il Mediterraneo.

Così, oggi Roma torna a devastarci come 2200 anni fa. Nonostante la Calabria sia riconosciuta Madre di Roma e dell’Italia intera, come prova e dimostra pure la vera Storia! Da oltre due millenni si sta commettendo un “matricidio”! …

E si usa una terapia di flebile mantenimento soltanto per avere possesso di un territorio sempre e comunque strategico in mezzo al Mediterraneo. Nulla di più che desertificazione ed espressione geografica! … Mentre invece, ci vorrebbe una vera e propria terapia d’urto, come invocano da sempre tutti i cuori e le menti oneste poiché con una Calabria monca ed un Sud in retromarcia l’intera Italia è menomata in Europa e nel mondo! Quando cominceranno a rendersene conto i Responsabili?…

Non a caso il grande “mastru cantaturi” calabrese Otello Profazio con la sua canzone “Qua si campa d’aria” (1974) ha siglato e storicizzato questa situazione di totale e continua predazione proprio della Calabria e del Sud. Persa persino la speranza, ci hanno lasciato soltanto l’aria per respirare … Ma pure questa ormai ci stanno togliendo con il sempre più grave e nocivo inquinamento! …

Cosa dire ancora?… Non abbiamo nemmeno più la pur minima forza per parlare, protestare o per rivendicare, tanto siamo esangui dai continui e millenari salassi di ogni tipo. Persino la negazione della dignità di esistere. E la denigrazione! Ma noi del Sud abbiamo una civiltà tra le più antiche e valide del mondo che ci dà la dignità necessaria per esistere, nonostante i martirii. E di questa civiltà i Bronzi di Riace sono esaltante espressione di bellezza!

4 – COMPLESSO ROCK << I BRONZI DI RIACE >> 1981-83

Una curiosità. Dopo il rinvenimento di queste epocali statue, ho convinto i cantautori Andrea Naimo e Pepé Gallelli (che avevano già fatto parte del mio gruppo pop-rock EURO UNIVERSAL nel 1972-74) a denominarsi proprio << I BRONZI DI RIACE >> dal momento che ormai facevano coppia fissa in un “duo musicale”.

Ed in effetti con tale nome, hanno prodotto nel 1982 un interessante Album (otto canzoni in musicassetta) con il titolo di Rock Folk << Ideologia – Realismo – Speranza >> (vedi l’evidenziata copertina della MC in apertura). 

In particolare, di tale raccolta è diventata celebre nei nostri ambienti la canzone dialettale “Democrak istiana” (Democrazia Cristiana) il cui testo (sulla scia di quello “Qua si campa d’aria” di Otello Profazio di Reggio Calabria e della tradizione ironico-contestatrice degli amici del gruppo di nuovo folk “I figli di Calabria” di Soverato) riporto qui di sèguito e in allegato, per come tradotto in italiano dal blog italo-tedesco << https://carnuccio.de/2007/06/21/il-dottore-e-il-contadino/ [4] >>.

Due osservazioni. Prima. In tale link italo-tedesco è stato fatto però riferimento al titolo di un’altra canzone “U dutturi e u zappaturi” (il dottore e il contadino) che ha un altro testo, ma che pure ha una forte carica sociale, politica ed emotiva. Puoi ascoltarla al seguente link << https://youtu.be/fNe-N48f9io [5] >>. Seconda. Nel testo riportato al seguente paragrafo 5, Andrea Naimo è stato profeta, preannunciando già nel 1982 la caduta del partito della Democrazia Cristiana (qui “Democrak istiana” simbolo dei governi italiani dal 1946 in poi) … cosa che si è effettivamente avverata nel 1992-94, a sèguito delle indagini giudiziarie del Tribunale di Milano, conosciute come “Operazione Mani Pulite”. Ed ecco il testo integrale, che però in dialetto suscita, come è ovvio e naturale, un maggiore e migliore effetto ed affetto.

5 – DEMOCRAK ISTIANA

Noi siamo come il fuoco sopra il mare, e siamo veri sì, perché parliamo e diciamo la verità. La nostra voce adesso parla per cento, per mille, per milioni e per miliardi … tanto non siamo i soli in questo mondo, anzi qualcuno adesso sta peggio di noi. E a voi che avete titoli eccellenti, teneteli cari e stretti tra i denti, perché a noi che siamo due Bronzi di Riace dei titoli non ce ne importa niente.

Ho visto signoroni e anche padroni, non ricordi di quando eri solo un tonto?…
Vi partorì tutti una Mamma Puttana, che adesso si chiama Democrak istiana.
E quanta arie ci diamo per le strade. Adesso passa il ladro onesto ed un lecchino.
Quando lo incontri glielo leggi in fronte, come se l’avesse scritto col pennello.

A te dà l‘acqua e all‘altro il vino; di lui fa pure un galoppino, a me dà un posto da contadino, e agli altri restano solo parole. Ma quando, quando finisce questa commedia? sta già prendendo in giro tutti quanti. E con il pretesto che qua sotto abbiamo il mare, va dicendo in giro che ci invidia.

Ma quale, quale invidia mamma furba, ne stai facendo tanti dei tuoi imbrogli, che per scriverli non trovo più una busta. a chi le hai regalate lo sai solo tu. Io ti guardo e poi ti piango, con questo cuore. Potevi essere bella, seria e onesta. Ma la serietà è qualcosa che non tutti possono vantare senza essere corrotti. 

L’altro giorno, il Telegiornale ha comunicato che hanno inviato molti miliardi per il risanamento e lo sviluppo del sud. Però dicevano di averli mandati per via “ciucciale” cioè con l’asino.

Ed è proprio qua che casca l’asino, come dicevano gli antichi. L’asino sappiamo com’è, ogni tanto si ferma e se non gli dai un buon calcio, non cammina più. E allora sapete cosa succede? Tira uno e tira l’altro quel povero asino, quando arriva qua sotto non si ritrova nemmeno la propria pelle addosso. Altro che soldi e soldini. E allora sapete cosa vi dico?…

Che gli asini siete voi che ci credete e ancora in queste mani vi affidate. Ormai cosa manca per chiudere il cerchio? … negate persino ciò che è nostro. Ma cosa dite e adesso cosa fate?… dopo trent’anni oramai cosa vuoi aspettarti? Non hai fatto mai bene per noi qua sotto. E adesso sei troppo stanca e devi cadere!

Io ti guardo e poi ti piango con questo cuore. Potevo essere bella, seria e onesta. Ma la serietà è qualcosa che non tutti possono vantare senza essere corrotti. E a chi hai dato tanto e a chi niente, cosa importa oramai lo sbaglio è stato fatto. Non hai mai fatto del bene per noi del Sud e oramai sei troppo stanca e devi cadere! Non hai mai fatto del bene per noi del Sud e oramai sei troppo stanca e devi cadere. 

6 – TRIPLICATA LA POVERTA’ SOPRATTUTTO NEL NOSTRO SUD

Data la natura delicata (la povertà) e anche allo scopo di evitare possibili speculazioni o fraintendimenti di vario tipo, preferisco fare riferimento a fonti istituzionali (assai attendibili e oggettive, per nulla contestabili, anzi, ho l’impressione che la situazione sia più grave dei dati ufficiali!!!) come quelle governative dell’ISTAT (Istituto di Statistica, segui il video sonoro di 41 minuti dalla Camera dei Deputati di venerdì 08 luglio 2022  << https://youtu.be/osvQZD_iT8Q [6] >> ) e come quella professionale dell’A.N.S.A. (Agenzia Nazionale Stampa Associata) la più importante e prestigiosa agenzia giornalistica italiana.

Eccone il link:  << https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/07/08/istat-i-poveri-sono-triplicati-dal-2005-quadruplicano-nei-giovani_bfb17231-7375-4d39-9642-884bc802386c.html#:~:text [7]=

Secondo tale “Rapporto Istat 2022” la povertà in Italia è triplicata dal 2015, specialmente nel nostro Sud e, in particolare, tra gli immigrati residenti da tempo nel nostro Paese, al quale contribuiscono con figli e lavoro.

Inoltre, l’Italia ha un arretramento sociale preoccupante, che non è dipeso soltanto da due anni di pandemia ma da elementi strutturali e da mancate politiche, come ad esempio la forte e preoccupante denatalità). Non voglio commentare.

Prima di tutto perché mi sembra superfluo, visti i dati elencati dallo stesso Direttore dell’Istat nel video appena segnalato; e poi perché è così tanto doloroso che a mala pena riesco pure qui a trattenere la rabbia e l’indignazione!…

Da tale rapporto è esclusa la peggiorata situazione a causa della guerra Russia-Ucraina … quindi l’impoverimento si sta esasperando, pure a séguito dei cambiamenti climatici, principalmente per la siccità e per i devastanti e vasti incendi che impoveriscono impunemente i territori anno dopo anno! Per non dire (“ufficialmente”) delle conseguenze mafiose e di tante altre lacune governative. A chi giova tutto cio?…

Insomma lo “sgoverno” dell’Italia a scapito dei più deboli e del Sud adesso è fin troppo evidente pure nelle “relazioni di Stato” mentre prima veniva accertato ed evidenziato soltanto dagli studiosi, in particolare dai meridionalisti. Infatti, tale Rapporto è relativamente recente, poiché viene presentato al Parlamento dall’ISTAT da appena trenta anni … mentre invece c’è chi misura tali indegne problematiche fin dal 1861, cioè dalla ancora irrisolta “mala Unità d’Italia”.

Tale Rapporto forse non tratta dei primissimi posti che l’Italia occupa nel mondo per la crescente corruzione. Insomma l’Italia è proprio messa male, tanto che pochi hanno fiducia sul fatto che le ingenti risorse (prese quasi tutte in prestito) del PNRR (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) vadano a buon fine. E così il debito italiano graverà ancora di più sulle future generazioni, procurando maggiore disperazione, che ovviamente pagherà ancora una volta e principalmente il nostro Sud. Come accade, appunto, dal 1861, qualsiasi cosa succeda!…

Nelle loro canzoni, I BRONZI DI RIACE (il duo Andrea Naimo e Pepè Gallelli) mostrano lo stupore dei mitici due personaggi emersi dal mare del nostro passato nel constatare, già da sùbito, di quante miserie sociali il nostro Sud è afflitto, mentre Loro avevano lasciato un Sud nel massimo splendore e in grande civiltà.

7 – SALUTISSIMI

Caro Tito, come detto all’inizio, non ho voluto scrivere di “massimi sistemi”. Però era giusto almeno accennare alle motivazioni storico-politiche che permangono pure adesso rispetto alle due (o forse tre) statue dei Bronzi di Riace. Di tutto ciò non si parlerà in occasione dei 50 anni dal loro ritrovamento. Ma noi lo sappiamo sulla nostra pelle. Riace, in particolare, negli ultimi 60 anni sta pagando un prezzo particolare di mancato sviluppo.

Come forse qualcuno della mia età ricorderà, nei primi anni settanta nel territorio del Comune di Riace avrebbe dovuto essere realizzato da imprenditori svedesi un mega-villaggio turistico, comprendente pure porto ed un eliporto.

Ne ho visto il progetto, esposto non ricordo bene se nella sala d’attesa della stazione ferroviaria o in un bar di Riace Marina. Non so le motivazioni di questa importante fallita realizzazione. Però possiamo classificarla come “occasione mancata” tra le tante in elenco al Sud. 

Poi, il negato MUSEO DEI BRONZI e ancora lo smantellamento del “paese modello d’accoglienza” che è stato ammirato ed imitato in tutto il mondo e che ha dato visibilità e stima alla Calabria e a tutta l’Italia. Non riesco a spiegarmi come mai Riace sia un “paese martire” pur avendo dato al mondo valori e bellezza d’ogni genere, pure con la devozione ai santissimi fratelli medici Cosma e Damiano.

Non ultima la riscoperta delle “Calabrotte” attraverso il libro “Ti ho vista che ridevi” (Rubbettino 2015) la cui storia di eroiche donne contadine (che hanno salvato le Langhe piemontesi) parte proprio da Riace.

E pensare che, su mio accorato invito, le Langhe non riescono a realizzare Loro un minimo di riconoscimento storico come un monumento o l’intitolazione di una via o di una piazza o di una scuola o altro simbolo sociale. Siamo proprio sfortunati noi del Sud.

Diamo diamo diamo continuamente diamo senza essere nemmeno minimamente riconosciuti! Anzi, continuiamo ad essere ingiustamente sfruttati e denigrati, persino con varie gradazioni di razzismo.

Per questi e per altri motivi di conforto, personalmente (non soltanto per la vicenda processuale che vede ancora impegnato gravemente l’ex sindaco Mimmo Lucano a prestesto di “Riace paese dell’accoglienza”) ho ritenuto opportuno dare alle stampe e diffondere (pure alle principali biblioteche italiane ed estere) l’emblematico opuscolo “UNA CAREZZA PER RIACE” … per questo paese più volte martire. Volendo puoi leggere o rileggere al seguente link << https://www.costajonicaweb.it/wp-content/uploads/2021/10/ ALLEGATO-DA-SCARICARE-Una-carezza-per-Riace-2018.pdf [8] >>.

Intanto, grazie infinite per la preziosa opportunità di questo ulteriore omaggio ai “Bronzi di Riace” così come alla nostra gente e al nostro territorio.

In attesa di inviarti la prossima “Lettera n. 413”, ti saluto, sempre con grande riconoscenza, affetto e stima.