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LA SCUOLA DOPO IL CORONAVIRUS”, A CHIARAVALLE CENTRALE PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI RAFFAELE MANTEGAZZA

Appuntamento il prossimo 30 marzo al Tetro Impero

di REDAZIONE

CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) –  26 MARZO 2022 –  Il 30 marzo 2022 alle ore 16:30 il professor Raffaele Mantegazza presenterà il libro “La scuola dopo il Coronavirus” presso il Teatro Impero di Chiaravalle Centrale.

Il docente di Scienze pedagogiche presso l’università di Milano-Bicocca dialogherà con gli studenti dell’istituto superiore Enzo Ferrari, toccando tematiche che interessano in prima persona gli studenti di oggi, reduci da due anni di pandemia.

“La scuola saprà cambiare e riempire queste aule vuote di una ricchezza nuova? Saprà trovare nuove parole al posto di questo insostenibile silenzio?”

Il libro, edito da Castelvecchi, è stato scritto nel marzo 2020, quando il nostro paese era in pieno lockdown.

Il professor Mantegazza riflette sul fatto che la pandemia ha segnato, inevitabilmente, un cambiamento all’interno della nostra società. Si parla di un “dopo”, proprio come è successo per le grandi tragedie che hanno colpito l’umanità nel corso della storia. Che succede dopo? Come riprendere la vita normale? E, soprattutto, si tornerà ad una vita normale a 360 gradi?

Anche la scuola deve necessariamente cambiare: occorre ridefinire obiettivi, strategie e mezzi per permettere a docenti e allievi una quotidianità serena.

La relazione educativa, sostiene Raffaele Mantegazza, va ripensata, insieme a strumenti, contenuti, valutazione e didattica.

La relazione educativa non è una mera trasmissione di informazioni, non è un PowerPoint di 20 minuti che i ragazzi devono memorizzare e riproporre oralmente: si tratta di una relazione corporea, fisica, che è mancata in maniera lacerante durante il lockdown e che adesso, forse, manca ancora di più, in quanto ci vediamo, stiamo tutti insieme, ma ad un metro di distanza l’uno dall’altro.

Adesso il “dopo” su cui l’autore ha riflettuto due anni fa è arrivato, ma ancora di normalità ce n’è ben poca. Niente sorrisini o smorfie sui visi dei ragazzi: non possiamo vederli, le mascherine coprono la metà del loro volto.

E poi mancano gli abbracci, le pacche d’incoraggiamento sulle spalle, le parole sussurrate all’orecchio, i dieci minuti di intervallo passati insieme all’amico del cuore dell’altra classe, le gite tutti insieme.

La scuola ha riaperto, sì, è ancora un po’ ammaccata e un po’ zoppicante, ma in ogni caso c’è, sta a noi adulti renderla un’oasi di serenità nonostante il mondo che c’è lì fuori: “E allora cerchiamo di rifarla questa scuola, non di ripartire come se non fosse successo niente ma di re-inventare.

Proviamo a riempire ancora le aule di parole e suoni, ma che siano di tono e volume diverso. Portiamo dentro la scuola la nostra passione, la nostra energia, la voglia di stare fisicamente con i ragazzi, di spettinarli, di farci prendere in giro per l’inizio della calvizie o per la borsetta nuova.

 Riportiamo nelle nostre classi la vita, il respiro, la saliva, il sudore, tutto, letteralmente tutto quello che la nostra precaria e meravigliosa esistenza ci regala”.