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IMPRENDITORE DENUNCIA I CLAN, AZIENDA SI VEDE REVOCARE LAVORI A BADOLATO

“Con infinita amarezza che devo constatare che chiunque da fuori voglia operare in Calabria, se non si adegua o si piega ai voleri dominanti in questi territori è destinato a fallire”

Fonte: Alessia CANDITO (REPUBBLICA.IT)

BADOLATO (CZ) – 8 GENNAIO 2021 –  Un’impresa vittima dei clan subisce la revoca di una concessione per decisione di un’amministrazione guidata da un sindaco imputato per estorsione per conto di quegli stessi clan.

Succede anche questo nella Calabria dei paradossi.

Badolato, piccola perla della costa jonica divenuta nota negli anni Novanta come “paese in vendita”, salvato dallo spopolamento da centinaia di turisti del Nord Europa che lì hanno comprato e riportato in vita edifici storici, abbandonati dai vecchi abitanti.

Da oltre vent’anni, il porto turistico è il volano di sviluppo promesso per ampliare le potenzialità dell’area. A rallentare tutto, estorsioni, minacce, le pretese di decidere e lucrare su tutto – dalle forniture alle assunzioni – del clan Gallace-Gallelli.

Ne sono venute fuori inchieste e processi. L’ultimo, “Itaca-Free Boat”, si è concluso con condanne pesanti e lo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Il clan – hanno affermato le sentenze – voleva controllare in via esclusiva quella darsena.

La Salteg, la ditta che si è aggiudicata la gara per costruzione e gestione e negli anni dei Gallace-Gallelli ha subito le angherie, era parte civile.

Ma “è con infinita amarezza che devo constatare che chiunque da fuori voglia operare in Calabria, se non si adegua o si piega ai voleri dominanti in questi territori è destinato a fallire” dice Carlo Stabellini, che della Salteg è amministratore.

Modenese d’origine, con le sue aziende in Calabria lavora, o almeno ci prova, da vent’anni. Tra le carte finite agli atti del processo ci sono anche le sue dichiarazioni.

Ed è lui che si è visto revocare – o meglio, dichiarare decaduta – la concessione dall’amministrazione comunale per “gravi inadempienze contrattuali”.

Traduzione, mancato completamento dei lavori e mancato pagamento del canone annuale.

Peccato che, tre diversi procedimenti penali – spiega il legale della società Michele Gigliotti – abbiano affermato il “persistente tentativo della ‘ndrangheta di condizionamento e infiltrazione nella gestione dell’attività portuale deducendone ulteriormente, che, a causa delle vertenze penali, il porto di Badolato è rimasto sequestrato dal 4 agosto 2004 al 6 maggio 2006 e dal 19 gennaio 2015 al 23 ottobre 2017 e che, pertanto la società non ha avuto la possibilità di completare i lavori ad essa demandati”.