- PreSerre e Dintorni - https://www.preserreedintorni.it -

ILLECITI SVERSAMENTI IN PORTO VIBO, INDAGINI PER DUE PERSONE

Significativo è stato il sequestro di un’area di oltre 100.000 mq., nell’ambito della quale le verifiche condotte da una squadra specializzata di vigili del fuoco di Vibo Valentia hanno «disvelato allarmanti livelli di inquinamento, con sospetti valori di radioattività»

di REDAZIONE 

VIBO VALENTIA –  3 FEBBRAIO 2021 –  Inquinamento ambientale e realizzazione di discarica abusiva in concorso.

Sono i reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia in merito a ingenti sversamenti illeciti di rifiuti nell’area della dismessa Compagnia Generale Resine Sud di Porto Salvo di Vibo, con conseguenti profili di responsabilità ricondotti a Francesco Mirigliani e a Adolfo Domenico Monterosso, imprenditore nel settore della raccolta dei rifiuti ferrosi.

I carabinieri della sezione di Polizia Giudiziaria, nelle scorse ore, hanno notificato agli interessati un avviso di garanzia, all’esito dell’inchiesta coordinata dal procuratore Camillo Falvo unitamente al sostituto Filomena Aliberti, protrattasi dal maggio del 2020.

Significativo è stato il sequestro di un’area di oltre 100.000 mq., nell’ambito della quale le verifiche condotte da una squadra specializzata di vigili del fuoco di Vibo Valentia hanno «disvelato allarmanti livelli di inquinamento, con sospetti valori di radioattività».

L’indagine, secondo i carabinieri, ha fatto luce sul «notevole degrado» all’interno dell’area dove aveva sede la dismessa società C.G.R., a suo tempo impegnata nella produzione, lavorazione e applicazione di resine sintetiche e nella costruzione di impianti di industria chimica. All’interno del sito è stato scoperto un ingente quantitativo di rifiuti speciali, anche pericolosi (pneumatici fuori uso, eternit, materiale ferroso), nonché un cospicuo numero di “ecoballe”, stoccate all’interno di capannoni.

L’esame radiometrico eseguito sul luogo, con l’ausilio dei tecnici del Dipartimento Arpacal di Vibo Valentia e Catanzaro, aveva permesso di accertare un livello elevato di radioattività all’interno del sito, fatti tuttavia non risultati ascrivibili agli odierni indagati.