Edito da Macabor, promette una lettura avvincente, profonda e incantevole
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 31 OTTOBRE 2018 – “Quel ragazzo gli appariva inutile e … pericoloso! Proprio così, pericoloso; libero e spensierato com’era, mentre lui, intristito e buio, non vedeva per sé, o non voleva vedere, nessun futuro. Per buona sorte di Basin c’era la madre a vegliare su di lui.
L’amore della donna sembrava in grado di riempire la sua vita anche se poi, in certi giorni, quell’assenza così ostinata del padre gli provocava dolore atroce e rabbia. Allora, sul punto di scoppiare in lacrime, avrebbe voluto gridargli di non essere sempre così lontano, di raccontargli qualcosa, qualunque cosa. Quando eri piccolo cosa facevi? Come giocavi?
Ma quelle parole che gli bruciavano forte in petto finivano ogni volta per morirvi, senza mai arrivare alla gola, alle labbra. Correva allora a rifugiarsi tra le braccia della madre soffocando sul petto di lei un pianto che non si liberava mai.
Nel tempo poi quelle parole mai dette lo convinsero che forse, per vivere, bisognava fare così, non dire mai quello che si sente, far finta di niente. Poi, pian piano, dimenticare, cancellare.”
Questo è un breve significativo respiro del romanzo Il capitano di Bastur di Claudio Alvigini, edito da Macabor. E già da questo brano è facile intuire la capacità narrativa dello scrittore: il libro e la storia raccontata si edificano su questa sua capacità con l’aggiunta di un’atmosfera che gravita sulla vita dei personaggi, fatta di mistero, di sete di conoscenza, di passione; atmosfera che certo non si può costruire a tavolino ma che giunge solo quando un testo è fortemente ispirato.
Basin, il giovane protagonista del romanzo, vive in un paese, K., circondato da montagne altissime al di là delle quali si nasconde un mondo tutto da scoprire.
È un romanzo, per certi aspetti, sorprendente, questo di Alvigini, che sicuramente promette una lettura avvincente, profonda e incantevole.
MACABOR EDITORE