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“GIOVANI, UNO SGUARDO AL PASSATO E UNO AL FUTURO”, FINANZIATO IL PROGETTO DELLA PROVINCIA DI CATANZARO

Riguarderà i territori di Catanzaro, Amaroni, Girifalco, Squillace, Stalettì e Vallefiorita

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) –  6 FEBBRAIO 2020 –  “Giovani, uno sguardo al passato ed uno al futuro”, è il titolo del progetto che la Provincia di Catanzaro guidata dal presidente Sergio Abramo, su input del vicepresidente Antonio Montuoro, ha presentato all’Upi (Unione Province d’Italia) ricevendo l’ok per l’ammissione al finanziamento di 40 mila euro. 

Il progetto, redatto dal dirigente Antonio De Marco, si colloca nel contesto della provincia di Catanzaro (nei territori di Catanzaro, Vallefiorita, Amaroni, Squillace, Girifalco e Stalettì) ricca di risorse ma, spesso, povera di opportunità per i giovani costretti ad emigrare per trovare la loro strada. Realtà particolarmente sentita nei piccoli Comuni che il progetto intende coinvolgere.

“L’alto tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono degli studi in età precoce – si legge nel progetto -, fenomeni che contraddistinguono da decenni  il sud Italia e, di contro, storie positive di giovani che sono riusciti a reinventarsi con successo nella loro terra, spingono a lavorare maggiormente sulla consapevolezza dei soggetti che appartengono alla  fascia  13-21, sulle storia del territorio da conoscere ed insegnare volgendo lo sguardo ad un futuro possibile coinvolgendo le realtà sociali, istituzionali ed imprenditoriali chiamate a collaborare  per garantire una futura sostenibilità alle azioni  di progetto.

L’analisi dei bisogni specifica sui territori coinvolti, inoltre, evidenzia la mancanza di una proposta educativa di qualità, gli adolescenti spesso sono privi di stimoli culturali ed educativi e di modelli positivi di riferimento.

Nel complesso la provincia di Catanzaro si caratterizza anche da una scarsa valorizzazione del ruolo della scuola e della formazione, si rileva l’assenza di spazi di protagonismo dei giovani, spesso relegati in ruoli marginali e passivi, con una scarsa supervisione da parte degli adulti ed evidente  rischio  di aumentare condotte e comportamenti devianti. Le famiglie hanno in alcuni contesti una  bassa scolarizzazione, fragile situazione lavorativa e associano alla scuola poche prospettive di cambiamento e opportunità di ascesa sociale.

Di conseguenza, spesso non propongono stimoli culturali nel contesto domestico e non curano a sufficienza il percorso educativo dei figli, trascurando l’importanza della motivazione, della promozione dell’autostima, producendo una sorta di trasmissione inter-generazionale della povertà sociale ed educativa. Sovente si applicano modelli di relazione con le istituzioni, in particolare le scuole, di antagonismo e conflittualità (reiterate assenze dei figli, scarsa risposta alle richieste  degli insegnanti e bassa adesione ai rapporti scuola/famiglia).

Tali modelli non sono  efficacemente  contrastati dagli attori sociali (servizi socio-sanitari, realtà associative, operatori grezzi) perché poco presenti o per via di iniziative singole, senza una prospettiva comune.

Si viene così a generare, in condizioni di povertà educativa diffusa, una acutizzazione del rischio per una rilevante quota di adolescenti già fragili di entrare nella spirale della dispersione scolastica”.

“Il progetto – spiega il vicepresidente Montuoro – mira in generale a favorire l’inclusione e il benessere degli adolescenti che vivono in contesti a rischio, caratterizzati da scarse opportunità formative e socializzanti e assenza di modelli positivi di riferimento, con attenzione aggiuntiva per i soggetti già a maggior rischio di dispersione scolastica.

Mira inoltre a rinsaldare la consapevolezza dei giovani tra i 13 e i 21 anni che, spesso, si accingono a compiere la scelta sul percorso di studi futuro o su quello lavorativo, senza avere gli strumenti idonei ed adeguati.

Si intende stimolare nei giovani coinvolti la consapevolezza su punti di forza e debolezza, orientare verso scelte sostenibili e garantire un supporto all’accesso di strumenti e conoscenze utili per il loro futuro, partendo però dal passato, dalla conoscenza di tradizioni e storie positive che nascono nel territorio d’appartenenza. Valorizzare “case history” che invogliano all’autoimprenditorialità: una strada percorribile per far ripartire l’occupazione al Sud Italia”.

I beneficiari sono i giovani tra i 13 ed i 21 anni. Circa 600 studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori/medie, in particolare quelle con il più alto tasso di dispersione ed abbandono scolastico; circa 100 giovani lavoratori precari; circa 20 “giovani a rischio” dell’area penale (Carcere/comunità per minori).

Attività previste

Risultati attesi