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DUPLICE TENTATO OMICIDIO DI ZIO E CUGINO, CUSTODIA CAUTELARE PER GIANCARLO PANE

Udienza convalida fermo ha evidenziato il grave, univoco e concordante carico indiziario nei confronti dell’uomo medesimo

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) – 9 FEBBRAIO 2020 – Nella serata di ieri 7 febbraio si è tenuto il giudizio di convalida del fermo di indiziato di delitto di  Giancarlo Pane, presunto autore del tentato duplice omicidio commesso in Belcastro il 4 febbraio  scorso mediante l’esplosione di pallettoni con fucile da caccia, a distanza ravvicinata, ai danni del proprio zio e del cugino.

Il Gip del Tribunale di Catanzaro, pronunciandosi in  termini di convalida del provvedimento adottato nell’urgenza da parte dei militari della Compagnia di Sellia Marina, non ha ravvisato concreti ed effettivi elementi che potessero giustificare la fuga del Pane ma  al contempo è stato, però, evidenziato il grave, univoco e concordante compendio indiziario a carico del medesimo, la cui disamina è stata corroborata non solo dal narrato delle vittime  ma anche dalle dichiarazioni rese nelle immediatezze dei fatti da alcuni esercenti ed astanti, che hanno chiarificato ulteriormente la cornice entro cui si è svolto l’efferato fatto che non ha avuto conseguenze peggiori solo per la pronta ricerca di un riparo da parte delle vittime.

I gravi indizi di colpevolezza, desunti dalla meticolosa ricostruzione delle dinamiche balistiche da cui è emerso come Pane avesse sparato ad altezza uomo, dalla diretta percezione di minacce di morte che hanno preceduto lo sparo sentite da alcuni cittadini presenti in piazza e dal referto del medico che ha certificato la presenza di eritemi da polvere da sparo sui volti delle vittime, non sono stati minimamente scalfiti da quanto dichiarato da Pane al giudice.

Troppo elevato il concreto pericolo di reiteratio criminis, avuto anche conto delle modalità dell’azione, con spari in pubblica piazza, con arma oltretutto detenuta abusivamente, che avrebbero potuto attingere anche altre persone: per Giancarlo Pane si sono aperte le porte dell’istituto penitenziario con la misura cautelare della custodia cautelare in carcere.