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DALLA MACEDONIA A SQUILLACE, L’INTEGRAZIONE CALABRESE DI “ZOKI”

Da 30 nella città ionica, dove si è perfettamente integrato nella società locale lavorando con passione e serietà

di Salvatore TAVERNITI (Gazzetta del Sud, 16 ottobre 2021)

SQUILLACE (CZ) –  17 OTTOBRE 2021 –  “Zoki”, al secolo Zendel Selmanoski, è un macedone che da circa trent’anni vive a Squillace, dopo essere fuggito via dalla Jugoslavia, nel 1992, quando era in atto la guerra civile.

La sua presenza e il suo impegno ha arricchito la comunità ospitante e in questi giorni la sua bontà e operosità sono state ben ripagate.

È rientrato in possesso del suo portafogli, con soldi e documenti, dopo averlo perso su un treno. Zoki era andato a Catanzaro per alcune commissioni ed era salito su un convoglio delle Ferrovie della Calabria.

Dopo essere sceso alla stazione centrale, nel centro di Catanzaro, si è accorto di aver perso il portafogli, che conteneva 1000 euro in contanti, il bancomat e altri documenti, fra cui quello d’identità e il permesso di giorno.

Dopo alcuni istanti di sconforto, si sente chiamare da tre giovani ferrovieri che stavano scendendo dallo stesso treno i quali avevano rinvenuto il portafogli e intendevano restituirglielo. Zoki ha così voluto rendere noto l’episodio per sottolineare l’alto senso civico del gesto compiuto dai tre dipendenti delle Ferrovie della Calabria, i quali gli hanno riferito di essere figli a loro volta di ferrovieri che «ci hanno insegnato l’onestà e che tutto ciò che ritroviamo sui treni va restituito ai legittimi proprietari».

«In tutti questi anni in cui ho vissuto a Squillace – racconta Zoki – non mi sono mai capitate cose brutte. Non è vero ciò che si dice della Calabria, ci sono tante belle persone. Io personalmente non ho mai avuto problemi, rispetto tutti e tutti mi rispettano».

Zoki ha 60 anni, è originario di Kicevo, città della Macedonia, dove vive la moglie e un figlio. Arrivato in Italia per lavoro, a Squillace, con regolare permesso di soggiorno, è stato impiegato nell’edilizia e in alcune strutture turistiche, diventando cuoco.

«Mi sono comportato sempre bene – sottolinea – per cui a Squillace tutti mi hanno voluto un gran bene. Io sono arrivato in Italia per lavorare, non per delinquere o chiedere l’elemosina.

Devo ringraziare tutti gli squillacesi che mi hanno quasi adottato e consentendomi così di mantenere la mia famiglia rimasta in Macedonia».

Gli immigrati si attendono di essere apprezzati per la positiva funzione esercitata, che va completata con più ampi spazi di partecipazione.

Ed il macedone Zoki costituisce un ottimo esempio di integrazione dello straniero nella società italiana.