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COVID, IN ITALIA SUPERATE 50MILA VITTIME

Il bollettino nazionale di oggi: 22.930 nuovi casi. Le vittime sono 630

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) –  23 NOVEMBRE 2020 – Sono 22.930 i nuovi casi di coronavirus individuati in Italia nelle ultime 24 ore, circa 5.400 meno di ieri (28.337 nuovi positivi con 188.747 tamponi), che portano il totale dei contagiati dall’inizio dell’emergenza a 1.431.795. Sono i dati che emergono dal  bollettino quotidiano del ministero della Salute.

Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 148.945 tamponi, circa 40mila meno di ieri. Dai dati emerge inoltre una sostanziale stabilità del rapporto tra positivi individuati e tamponi effettuati: è al 15,3% mentre domenica era al 15%. Ma, per la prima volta dall’inizio della seconda ondata, calano gli attualmente positivi: secondo i dati ufficiali sono 796.849, 9.098 in meno rispetto a domenica quando erano 805.947.

 A 11 mesi dall’inizio dell’emergenza, l’Italia supera la soglia delle 50mila vittime per Covid. Secondo i dati del ministero della Salute il numero dei morti è arrivato a 50.453, con un incremento rispetto a ieri di 630. Sabato l’aumento era stato di 562.

Per quanto riguarda le regioni: n tgesta c’è sempre la Lombardia con 5.289 nuovi casi, in Veneto 2.540 e in Emilia Romagna 2.347. Tra la diminuzione dei nuovi contagi, la quota sostenuta dei decessi e, soprattutto, il numero di dimessi o guariti (+31.395), per la prima volta in questa seconda ondata si registra un calo degli attualmente positivi (796.849, -9.098).

I ricoverati con sintomi sono 34.697 (+418) mentre i pazienti in terapia intensiva sono 3.810 (+9).

VICINO IL PICCO DELLA SECONDA ONDATA 

La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia è ormai molto vicina al picco, previsto fra il 26 e il 27 novembre con circa 830.000 casi positivi che potrebbero dimezzarsi per Natale, anche se il numero resterà comunque molto alto e richiederà la massima attenzione.

Lo indicano i calcoli eseguiti dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, e basati sui dati forniti dalla Protezione civile.

I calcoli indicano inoltre che è stato raggiunto il picco delle ospedalizzazioni, con un totale di oltre 38.200 ricoveri compresi quelli nelle unità di terapia intensiva.

Queste ultime potranno invece raggiungere il picco nei prossimi tre o quattro giorni.

UNA STRAGE SILENZIOSA 

L’Italia supera i 50 mila morti di Covid.

Un numero impressionante raggiunto oggi con altre 630 vittime. Una strage silenziosa consumatasi in dieci mesi di Covid.

Nella prima ondata la mortalità era al 13%, oggi siamo al 3,7%. In Germania è dell’1,6% e in Danimarca dell’1,2%. Ma essendo la letalità il rapporto fra morti e positivi, risente molto del numero di tamponi, che in Italia dalla primavera a oggi sono decuplicati.

 L’età media dei deceduti è 80 anni, in base ai dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, riguardo alle fasce di età, il 41,1% dei decessi riguardano quella tra 80 e 89 anni, il 25,5% quella tra i 70 e i 79, il 18,8% quella sopra i 90, il 9,8% quella tra 60 e 69, il 3,5% quella tra 50 e 59. Sotto i 49 anni le morti rappresentano poco più dell’1% del totale.

Numeri che riflettono lo scricchiolio degli ospedali. Un positivo su dieci ha bisogno di ricovero. Un ricoverato su dieci entra in terapia intensiva. Un malato in terapia intensiva su 3 purtroppo non ce la fa. E oggi, in quei reparti, in Italia abbiamo 3.810 persone. Durante il picco in primavera l’età media era scesa a 78 anni. A metà luglio era risalita a 85 e oggi è di nuovo poco sotto agli 80.

Quanto al sesso, gli uomini sono i più colpiti mentre le donne sono il 42,5% del totale delle persone ad aver perso la vita a causa del Coronavirus.

L’Istituto superiore di sanità ha studiato, su un campione di casi, da quante patologie preesistenti erano colpite le persone poi decedute. Il numero medio di malattia è 3,5. Solo il 3,3% dei pazienti non ne avevano nemmeno una, mentre quasi il 65 ne avevano tre o più. Le più comunemente osservate sono state l’ipertensione, il diabete, la cardiopatia ischemica, la fibrillazione atriale, la demenza, l’insufficienza renale e così via.

Carlo Signorelli, professore di igiene e sanità pubblica all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano , aveva spiegato pochi giorni a Repubblica che “si tratta spesso di casi con tre patologie.

Più ancora dell’età, la presenza di altre malattie è un fattore di rischio per il Covid”. Se poi l’Italia va peggio di altre nazioni europee, è anche per la sua struttura demografica. “Gli ultra 70enni nel nostro Paese sono il 17%, mentre la media europea è del 10%. In Catalogna e a Londra è del 9%”.

Riguardo ai sintomi osservati prima del ricovero di persone poi decedute, il più diffuso è la febbre, poi la dispnea, e la tosse. L’8% delle persone non aveva invece alcun sintomo al momento del ricovero. Di solito, quando le cose sono destinate ad andare male per un paziente lo si capisce presto.

Dall’inizio dei sintomi alla morte infatti passano in media 12 giorni, dei quali 5 tra i sintomi e il ricovero e 7 in ospedale.