- PreSerre e Dintorni - https://www.preserreedintorni.it -

CORONAVIRUS: COSA DICE LA SCIENZA, COSA HA SBAGLIATO LA POLITICA

L’irrazionalità ha causato danni ben più gravi del contagio virale

di Francesco PUNGITORE

PRESERRE (CZ) .  “Non si muore di coronavirus” afferma inascoltato, da giorni, il primario infettivologo del “San Martino” di Genova, Matteo Bassetti (fonte IVG.IT [1] del 26 febbraio 2020).

“Lasciatemi dire che in Italia non c’è neanche un paziente morto per il coronavirus” continua il medico che è anche presidente della Società italiana di  terapia anti-infettiva.

In pratica, spiega, ci troviamo di fronte a una “forma virale, ma molto più vicina all’influenza che alla Sars”.

Del resto, già il 23 gennaio scorso, l’agenzia Ansa riproponeva l’intervista al primo paziente cinese guarito dal coronavirus: infettato, ha avvertito sintomi che “assomigliavano a quelli di un raffreddore”.

Sintomatologia confermata anche da una 47enne italiana di Vò Euganeo, prima guarita del focolaio italiano: “Non ho mai avuto febbre, ho preso solo una pillola contro il mal di testa” (Corriere della Sera del 26 febbraio 2020).

Walter Ricciardi, autorevole membro dell’Organizzazione mondiale della Sanità, “arruolato” dal governo italiano come consulente dopo la diffusione del panico totale nel nostro Paese, ridimensiona anche i numeri: troppi tamponi effettuati in Italia, anche su asintomatici, con test ancora “non perfetti al cento per cento”, hanno determinato risultati sovrastimati rispetto al numero reale dei contagiati (intervista al Corriere della Sera del 27 febbraio 2020).

Perché, allora, tanto allarmismo? Perché le misure draconiane prese in tutta fretta che hanno esposto l’Italia a conseguenze ben più gravi, sul piano economico, di quelle “potenziali” effettivamente causate dal coronavirus?

La virologa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica e Virologia del “Sacco” di Milano, non ha dubbi: c’è stato un “bombardamento di notizie” che hanno fomentato la paura, un “lavaggio del cervello collettivo” (La Repubblica del 26 febbraio 2020).

Come dire “il Paese è stato colto da un raptus di irrazionale follia” scrive Pier Francesco De Robertis su 

QUOTIDIANO.NET [2]. E per uccidere la mosca, abbiamo sparato con il cannone.
Irrazionalità comprensibile, forse, tra la gente, nella popolazione esposta alla visione h24 di immagini apocalittiche e senza alcun filtro interpretativo.

Più difficile comprendere quanto accaduto sul piano politico.
Il caos, le decisioni contraddittorie, lo scontro tra Regioni e Governo.

“L’immagine che scaturisce dall’emergenza coronavirus – prosegue De Robertis – è quella di una classe politica che, arrivata al momento di scelte difficili, balbetta, sospesa tra incompetenza e incapacità di assumersi le responsabilità insite nel proprio ruolo”.

Sì, ma adesso, quanto ci costerà il ritorno alla “normalità” e chi ne pagherà le conseguenze? Dire “i cittadini italiani” è fin troppo generico.

Precisiamolo pure: la pagheranno cara le eccellenze del nostro sistema produttivo e non si sa ancora per quanto tempo.

Dal turismo (alberghi svuotati dalla paura) alle piccole imprese (export in stallo), il problema non riguarderà solo la “zona rossa” ma l’intero “made in Italy”.