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CHIARAVALLE (CZ) – “La ragione della verità” dell’ex sindaco

Da sinistra: Fabiano, Pelaia, Tino, Sanzo e De Leo [1]

Da sinistra: Fabiano, Pelaia, Tino, Sanzo e De Leo

In una conferenza stampa fiume, Gregorio Tino, circondato dai fedelissimi, ha replicato alle accuse mossegli attaccando ex compagni e avversari

di Fra. PO.

CHIARAVALLE (CZ) – 4 MAGGIO 2015 – Ha parlato tanto. E ha detto tanto in un’assemblea pubblica trasformatasi in una conferenza stampa fiume. Dopo qualche settimana di silenzio, l’ex sindaco Gregorio Tino ha detto la sua sulla fine della consiliatura figlia delle dimissioni di sette consiglieri.

La forza della ragione. La ragione della verità”, con questo titolo l’ex sindaco ha zigzagato su varie questioni. Partendo da una novità: è in atto la costruzione di un nuovo progetto politico. Lo sta mettendo in piedi con chi della maggioranza di “Chiaravalle futura” gli è rimasto fedele ovvero Bruno Pelaia, Maria Teresa Sanzo, Giuseppe De Leo e Giovanni Fabiano. Assieme a loro ha evidenziato che si riparte per <<una nuova avventura>>.

Non senza “bombardare” ex compagni di viaggio e avversari. Partendo da Santo Sestito, ex capo gruppo di maggioranza. Dopo averlo invitato a dimettersi da presidente del consorzio di metanizzazione, Tino ha sfoderato la clava accusandolo di «voler fare di Chiaravalle il protettorato di Piero Aiello» attraverso <<un viatico fatto di impegni non rispettati, atteggiamenti equivoci con il fine di far cadere l’amministrazione>>.

Tino non ha risparmiato il veleno sostenendo che la <<sua intenzione di mettere un fantoccio come sindaco è fallita miseramente anche se ha fatto cadere l’amministrazione>>. Non meno pesanti le bordate all’indirizzo dell’ex assessore Sergio Garieri <<che durante le riunioni di giunta ha sempre votato a favore delle questioni trattate senza muovere contestazioni>>.

E poi il fuoco contro gli avversari. La vicenda della crisi al Comune sembra destinata a spostarsi in tribunale. Tino, infatti, ha manifestato l’intento di sporgere querela contro i consiglieri dimissionari per le motivazioni confluite nel documento depositato al notaio e poste a base del loro atto. <<Un gesto – hanno esclamato Tino e compagni – con il quale si sono “tirannicamente” sostituiti ai cittadini impedendo che l’amministrazione potesse essere giudicata democraticamente dai cittadini».

Tino è entrato a gamba tesa prima contro Rauti <<che parla di sviluppo e non propone mai niente>>. Dopo contro Foti che sarebbe stato l’autore di «azioni di delegittimazione basate sulle falsità». Infine contro Nisticò che «voleva indennità aggiuntive magari da corrispondere in nero». Tino non si è tirato indietro nemmeno sugli argomenti scatenanti le dimissioni.

Come il progetto di finanza sulla rete idrica <<che avrebbe consentito un risparmio di 203 mila euro a fronte dei 400 mila annualmente erogati a Sorical>> O come i rifiuti rilevando come <<l’inizio della raccolta differenziata significa che il commissario non ha ravvisato le irregolarità nelle procedure messe in luce dai dimissionari».