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CATANZARO – Giornata della Memoria, la riflessione attualizzata alla Calabria di Grazioso Manno

Grazioso Manno [1]
Grazioso Manno

La serena analisi del presidente del presidente del consorzio di bonifica Ionio Catanzarese partendo da tre parole, oggi di assoluta attualità e strettamente legate tra loro: memoria, potere, libertà

di Franco POLITO

CATANZARO – 28 GENNAIO 2015 – <<Memoria: il 27 gennaio è stato il giorno della Memoria, per eccellenza ricorrenza internazionale per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali e le vittime del nazismo. Libertà: una parola cancellata durante il nazismo ed il fascismo ed in tutti i sistemi dittatoriali del mondo. Ancora oggi c’è chi tenta di cancellarla o limitarla. Potère: se usato per raggiungere i propri utili personali, provoca situazioni terribili come avvenuto per la Shoah>>.

Tre parole per dire tanto. Tre parole per rievocare un triste passato e discutere della Calabria di oggi. Grazioso Manno, presidente del consorzio di bonifica “Ionio Catanzarese” si affida a una “trilogia verbale” per dire la sua. Con serenità e senza riferimenti specifici.

<<La giornata del 27 gennaio – aggiunge – ma non solo quella, deve farci riflettere, a cominciare da me, sulle incertezze della vita, sulle imprevedibilità del futuro, sulla necessità di ricordare gli esempi negativi del passato e del presente, sul bisogno ineludibile di difendere la libertà in ogni sua forma, combattendo coloro che usano il “potere” come arma per imporre a tutti i costi le proprie posizioni, anche a costo di sacrificare la “libertà” altrui. Oggi, nella situazione in cui ci troviamo, con una crisi economica di enormi proporzioni, uno spaventoso aumento della povertà nel mondo ed anche in Italia, una disoccupazione in continua crescita e mai vista prima, ognuno di noi, da qualunque postazione, dovrebbe “usare” il proprio Potere per unire e non dividere, cercando e ricercando, memori del passato, soluzioni comuni, in difesa della libertà di pensiero, di parola, di agire, di proposta, di scelta>>.

Dall’analisi del potere generalmente inteso Manno passa a discutere del potere particolare e delle sue “applicazioni” in Calabria. <<Ancor di più non è accettabile – afferma – che chi è alla guida di un qualunque ente, associazione od altro assuma posizioni durissime dal taglio “imperativo”, che non lasciano spazio al dialogo né ad una serena discussione. In una terra come la nostra, con i tanti ed irrisolti problemi dalle varie sfaccettature, nessuno – e sottolineo nessuno – può pensare di avere da solo la giusta ricetta per la soluzione di tali problemi: molto invece si può fare attraverso il dialogo, ricercando il consenso e la possibile unità che, per quanto mi riguarda, è un valore assoluto: la divisione – ne sono certo – non porta a nulla. Per numero di abitanti, la sola città di Milano è più grande di tutta la Calabria: da questo punto di vista già non contiamo molto. Se a questo aggiungiamo le profonde e spesso insanabili divisioni esistenti in molti settori, da quello politico, agricolo e ambientale ( settori dei quali io più mi interesso ), la nostra terra non riuscirà mai a sollevarsi. Io sono ottimista per natura, cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, analizzando fino in fondo le idee e le proposte altrui e valutandone i possibili effetti positivi. Bisogna però purtroppo constatare che molti, piuttosto che badare alla sostanza delle cose, preferiscono apparire e dimostrare di essere gli unici salvatori della Patria e, dall’alto delle loro posizioni di Potere, si inventano di tutto ritenendo ogni proposta tirata fuori dal loro cilindro, l’unica, la più giusta, svilendo ed attaccando le idee altrui, senza mettere in dubbio mai le proprie>>.

Poi la domanda. Manno si chiede se <<potranno mai contribuire a risollevare le sorti della nostra terra personaggi di questo tipo?>> e la risposta. <<Credo di no>> osserva Manno. Che poi sottolinea. <<Il loro operare, a mio giudizio iniquo ed improduttivo, sarà presto dimenticato. La loro “stella” prima o poi cadrà in frantumi. Le loro idee, i loro lunghi e tortuosi discorsi, diventeranno un lontano ricordo. Ma intanto, avranno fatto ulteriori danni e bisognerà ricostruire. Essere ebrei ai tempi del nazismo, era come essere un “diverso” in una razza (quella ariana ) di tutti uguali. A ben vedere oggi, in alcuni settori, in alcuni enti, in alcune associazioni dove vige il “Comando io – chi non è d’accordo con me è fuori”, ci si sente appunto “diversi”. Io dico con forza: meglio essere “diversi” in un mondo di tutti forzatamente uguali, ma con la propria dignità>>.
E per non rischiare di essere frainteso Manno spiega il <<perché di questa riflessione!>>. Lo fa in tre punti, come le tre parole con cui ha iniziato le considerazioni
<<Il nazismo ed il fascismo – analizza Manno – sono miseramente finiti e, con loro tutti quelli che il “Potere” lo hanno usato come tutti sappiamo. I Dittatori, nella storia del mondo, hanno sempre fatto una brutta fine: ci si ricorda di loro unicamente per le brutte pagine scritte anche col sangue. Dopo ogni dittatura, inevitabilmente, e per fortuna, è ritornata la libertà, anche se dopo molte, lunghe sofferenze. I piccoli Dittatori odierni ( probabilmente sotto il fascismo sarebbero stati dei gerarchi ), anch’essi finiranno presto e torneremo alla normalità. Mi piacerebbe rispolverare il motto ufficiale della Repubblica francese, Libertè, Egalité, Fraternité, che esprimeva ed esprime gli ideali di rinnovamento politico e sociale>>.

Per concludere, l’ultimo chiarimento. Riguarda i destinatari del messaggio. . <Chi vuole capire capisca – chiosa Manno – a buon intenditore poche parole. In modo sereno, tranquillo, fiducioso, sorridente ma anche serio ), mi viene comunque da dire: viva la libertà, sempre e comunque>>.