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CATANZARO – Assunzioni Diga Melito, Manno assolto dall’accusa di abuso di ufficio

Grazioso Manno,  caduta l'accusa di abuso d'ufficio formulata contro di lui dall'accusa [1]

Grazioso Manno, caduta l’accusa di abuso d’ufficio formulata contro di lui dall’accusa

Era accusato di assunzioni a tempo indeterminato e determinato senza procedura selettiva, in deroga a leggi e regolamenti. Formula ampia quella pronunciata dal tribunale penale di Catanzaro. Manno: <<Ho sempre avuto e continuerò ad avere fiducia nella magistratura>>

di Franco POLITO

CATANZARO – 9 FEBBRAIO 2015 – Cala il sipario sulla vicenda delle assunzioni alla Diga sul Fiume Melito. La parola fine l’ha scritta oggi pomeriggio il tribunale di Catanzaro. La Prima Sezione Penale ha assolto con formula ampia Grazioso Manno, presidente del consorzio di bonifica “Ionio Catanzarese”.

Manno, assistito e difeso di fiducia dall’avvocato Vincenzo Ioppoli, era accusato di abuso d’ufficio per avere, secondo l’accusa, proceduto ad assunzioni a tempo determinato e indeterminato, senza procedure selettive, in deroga alle leggi e regolamenti. La sentenza spazza via ogni dubbio. L’assoluzione, perché “il fatto non sussiste”, pronunciata con formula ampia premia la linea difensiva di Ioppoli.

<<Sono immensamente felice per l’assoluzione: lo speravo e lo pensavo – ha dichiarato subito Grazioso Manno presente in aula al momento della lettura del dispositivo. Abbiamo, e adesso lo faremo con sempre maggiore determinazione, continuato a lavorare per il completamento della Diga sul Fiume Melito. Questa sentenza favorevole mi ridà serenità e fiducia e forza, che a dire la verità non sono mai venuti meno, di proseguire per la realizzazione di una opera che tutti ad iniziare dai sindaci, dai consorziati e dai cittadini considerano strategica per la Calabria e l’intero Mezzogiorno>>.

Manno un pensiero particolare lo dedica alla giustizia e al suo “difensore amico”. <Ho piena consapevolezza – ha sottolineato – di una giustizia giusta, che ha saputo intrecciare, studiando l’enorme mole di carte prodotte, in modo virtuoso, efficienza ed equità nella decisione. L’arringa del mio difensore, l’avvocato Vincenzo Ioppoli, è stata non solo eccellente e mirabile ma mi ha anche profondamente commosso per l’umana e sentita partecipazione>>.

Dopo anni, quindi, si chiude il processo a Manno che non nasconde la sua soddisfazione. <<Va benissimo il verdetto – ha dichiarato – il nostro primo obiettivo era infatti quello di mettere la parola fine ad un processo. E poi bisogna guardare al risultato che è finito con una sentenza assolutoria piena. I giudici si sono dimostrati di una grande “obiettività”. Io so benissimo che la mia conduzione è stata linearmente condotta e la sentenza di oggi è il punto di arrivo di una vicenda giudiziaria iniziata il 16 gennaio 2013 con la richiesta di rinvio a giudizio. Sono sempre stato assolutamente sereno, ma consapevole che la vita pubblica è piena di inaudite amarezze e di pesi che a volte sembrano insopportabili. Non un cenno di disappunto solo senso di sollievo per il buon funzionamento della macchina della giustizia>>.

Un atteggiamento quello del presidente Manno, che è di insegnamento per tutti coloro che devono sopportare il peso di un accertamento giudiziario e che hanno la coscienza a posto. <<Ho accettato fino in fondo le regole del processo – ha fatto sapere – facendolo senza strepito e, soprattutto, con un atteggiamento non trionfalistico dopo essere stato assolto. In questo periodo non ho mai dubitato, anzi ho mantenuto un esemplare comportamento in questa vicenda che è anche uno stile di vita dell’uomo pubblico, che non commentando le decisioni della magistratura ha da subito dichiarato di volerle rispettare, impegnandosi a separare la vicenda personale dal destino delle istituzioni>>

Poi torna di nuovo sul “valore della giustizia”. Un principio al quale Manno ha sempre detto e ribadito di crederci fino in fondo. Adesso “che l’onore è salvo” lo riafferma a piena voce. «L’assoluzione – ha concluso – è la conferma di una giustizia, non solo nei miei confronti, dove si vedeva infangato con questa imputazione il mio nome e la mia integrità morale, ma se mi permettete anche la struttura consortile e i miei più stretti collaboratori che lavorano senza sosta a beneficio dei consorziati e del territorio».