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CARO BEPPE GRILLO, TI SPIEGO CHI SONO I CALABRESI …

Nel bene e nel male, qui tutti hanno un tetto sulla testa e chi non trova lavoro non chiede l’elemosina ma fa le valigie e se ne va

di Francesco PUNGITORE*

PRESERRE (CZ) –  14 MARZO 2019 – Secondo Beppe Grillo, comico nonché capo politico, garante e fondatore del Movimento 5 Stelle, i Calabresi si dividono in due grandi categorie: mafiosi e lavoratori in nero.

Questa è la sua personale spiegazione del fatto che questa regione abbia aderito in misura minima al cosiddetto Reddito di Cittadinanza, ovvero all’ambizioso piano del Governo per abbattere povertà e disoccupazione nel nostro Paese. Il ragionamento di Grillo è semplice. I residenti in Calabria occupano, da sempre, gli ultimi posti nelle graduatorie nazionali del reddito pro capite.

Nonostante ciò, non possiedono i requisiti per ottenere il sussidio promosso (o promesso) dallo Stato. Quindi – dice lui – o fatturano in nero oppure offrono i propri servigi alla criminalità organizzata. Con questo ragionamento logico, il fautore della “decrescita felice” e di altre proposte simili, purtroppo dimostra platealmente di non conoscere cos’è questa terra.

In questa regione, chi non ha un lavoro non resta a ciondolare per le strade, chiedendo l’elemosina, ma se ne va, fa le valigie ed emigra. Ancora oggi, così come a fine 1.800 e negli anni ’60-70 del secolo scorso. Non a caso numerosi comuni, soprattutto dell’entroterra, vengono dichiarati a rischio desertificazione.

Chi rimane, si divide sì in categorie, ma in tre e non in due grandi insiemi. Innanzitutto, ci sono gli statali e i pensionati, cioè quelli che godono di un mensile fisso, più o meno dignitoso, e svolgono il ruolo di ammortizzatore sociale per amici e parenti in difficoltà. Poi ci sono i liberi professionisti, i privati, gli imprenditori, i commercianti. Insomma, il grande popolo delle partite Iva.

Sono quelli che tirano la cinghia più di tutti, provando a resistere alle continue bordate della crisi aggravate da un mercato interno sempre più asfittico e depresso. In ultimo, dobbiamo considerare i giovani. Ragazzi e ragazze che puntano al diploma o studiano all’università e non hanno molto tempo per pensare alle irritanti provocazioni di Beppe Grillo.

Da questa mappa manca l’aspetto criminale? Quello, veramente, c’è ovunque. Al Nord come al Sud, in Calabria come in Lombardia. Quindi, non va considerato come peculiare di questa terra, come al contrario fa il comico genovese. C’è, poi, una differenza di fondo tra chi resta qui in Calabria e chi abita le periferie delle grandi città.

Nel bene e nel male, qui tutti hanno un tetto sulla testa, acquistato o ereditato dai genitori dopo generazioni di sacrifici e di duro lavoro. Tutti possiedono una utilitaria.

Tutti stiracchiano una qualche attività, precaria o meno. Elementi che, secondo i paletti del Reddito di Cittadinanza, ti pongono nel grande mare della “ricchezza” e, pertanto, tra chi non ha diritto al sostegno pubblico.

Ma possiamo considerare “abbienti” i Calabresi che ancora resistono e non se ne scappano da una regione spopolata che affonda, anno dopo anno, verso il Nord Africa? Possiamo escluderli da interventi, finalmente seri e concreti, di rilancio infrastrutturale, economico e occupazionale?

Il sussidio di Stato non ci serve, ha ragione Grillo. Ci vuole ben altro per aiutarci a non mollare. 

*giornalista professionista