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AMARONI, IL PASSATO INCONTRA IL FUTURO

 Nell’ambito di “E … state ad Amaroni” successo per il Social Day dedicato alla riscoperta della tradizioni calabresi con due mostre sui costumi tipici e gli strumenti musicali del passato

di Franco POLITO

AMARONI (CZ) – 6 AGOSTO 2018 –  Nell’anno europeo del patrimonio culturale Amaroni mette in piedi il Social Day sulle tradizioni  bruzie.

“E … state ad Amaroni”, l’evento storicizzato per il quale la Giunta del sindaco Luigi Ruggiero, ha aderito all’Avviso pubblico Regionale di valorizzazione dei centri storici, trasforma in due mostre il messaggio lanciato da Bruxelles di favorire l’incontro tra passato e futuro.

Curate da Masino Leone, Daniela Mazza e Andrea Bressi, esperti e cultori del folklore nostrano, le esposizioni sono un tuffo nel cuore della tradizione calabrese. Quella dura a morie. Che non si spaventa dell’accadere delle cose. Che, anzi, lo sfida dicendogli in faccia: “Vuoi o non vuoi, ci sono e devi fare i conti con il mio fascino”.

E allora, ecco che nel caratteristico frantoio della famiglia Ciampa  – Albano esplode il trionfo degli abiti tipici calabresi delle “pacchiane”. Tutti originali, risalenti ai primi del ‘900, sono un tripudio di colori.

Ognuno ha una storia. Tutti assieme raccontano (in parte) quella di una fetta della provincia di Catanzaro che va da Soverato a Cortale passando per Tiriolo e Gimigliano. Li accomuna il panno di lana rosso e il “vancale” , il coprispalle invernale.

«Per indossarli  – spiega Leone – si metteva in moto un vero e proprio rito. Erano necessarie due ore. Se a ciò aggiungiamo che  l’acconciatura dei capelli richiedeva altri sessanta minuti, si capisce che essere pronti per un matrimonio, per la domenica, per il giorno di festa e per i lutti era “un’impresa”».

Ma ne valeva la pena. In tutti i sensi. Vederli indossati era musica per la vista.

A proposito di musica, nella sala consiliare, idealmente collegata al frantoio, prende forma “Battiti Calabri”, la mostra degli strumenti della tradizione calabrese con il laboratorio di musica popolare.

Immobili sul tavolo dove di solito alberga il  confronto tra maggioranza e opposizione, sembrano prendere vita e si trasformano in un concertista in attesa dello spartito.

Ci sono la lira, la zampogna grande, la “surdulina” (zampogna piccola), l’organetto diatonico 8 e 13 bassi, il fischietto, la grancassa e la chitarra battente targata De Bonis. Chissà, nella loro vita, quanta vita hanno rallegrato, consolato o encomiato.

In serata, all’anfiteatro “Nicolas Green” i loro cugini in uso a “I Giamberiani” sono i protagonisti dello spettacolo di musica popolare.

Prima delle note, però, spazio alla consegna delle borse di studio “Vicki Ciampa” e di quelle al merito targate amministrazione comunale.

Morale della favola: Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società.

È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a “un qualcosa del passato” o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso.

Per di più, il patrimonio culturale ha un ruolo importante nella costruzione del futuro dell’Europa.