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ACQUA, MOLINARO LANCIA L’ALLARME: «A2A VUOLE ASSETARE LA CALABRIA»

Il consigliere regionale della Lega: “Società che gestisce i laghi silani notifica atti milionari”

di REDAZIONE 

PRESERRE (CZ) –  16 GIUGNO 2020 –  I cittadini non hanno l’acqua potabile in modo continuo, i terreni non possono essere irrigati e ogni volta, in particolare nell’altopiano di Isola Capo Rizzuto, il Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese deve fare i salti mortali per assicurare la risorsa idrica e A2A S.p.A. con sede legale a Brescia e Amministrativa a Milano, che gestisce i laghi silani Arvo e Ampollino con una convenzione datata cosa fa?

Non trova di meglio – dichiara Pietro Molinaro Consigliere Regionale della Lega – che notificare  due “Atti di Costituzione in mora” a vari soggetti. I due “Atti” contengono richieste milionarie, complessivamente oltre 192 milioni di €uro comprensivi di interessi e rivalutazione, perché a suo dire A2A ha consegnato negli anni volumi d’acqua superiori a quanto stabilito dalla concessione.

Non basta che la società in questi anni ha sottoposto i territori ad una sorta di razionamento idrico rovesciando di fatto, la gerarchia stabilita dal D.Lgs. 152/2006 (in precedenza dalla L. 36/94 cosiddetta Legge Galli) che prevede l’utilizzo prima potabile, poi irriguo e infine per la produzione idroelettrica.

Di fatto, come dimostrato più volte dal Consorzio di Bonifica di Crotone, l’uso idroelettrico è assolutamente preponderante rispetto agli altri usi. A2A – aggiunge il Consigliere Regionale Molinaro – messa alle strette ha cercato di estrarre dal mazzo l’asso piglia tutto, quasi fosse il “dominus” assoluto delle nostre risorse naturali.

Quest’ultima azione messa in atto dalla multiutility – conclude l’esponente politico – serve comunque a fare definitiva chiarezza anche perché, la stagione estiva è ormai iniziata e non possiamo permetterci di avere carenza idrica sia potabile che irrigua: sarebbe  -annota – una vera iattura per il nostro sistema economico nella ripartenza post-Covid – 19.

L’acqua pubblica bene comune non può “evaporare” solo a favore di una parte che tra l’altro, rispetto al profitto, versa canoni insignificanti sul bilancio regionale. Sono certo che la Regione Calabria, per le sensibilità istituzionali che possiede, segnerà una netta discontinuità con il passato e metterà in campo una strategia condivisa per riappropriarsi del patrimonio costituito dalle proprie risorse naturali.