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A SOVERATO “DOPO L’APOCALISSE”, IL POST COVID VISTO DA RICCARDO NENCINI

Presentato saggio – excursus storico sulle pandemie succedutesi nel corso dei secoli con uno sguardo al futuro

di REDAZIONE

SOVERATO (CZ) – 21 LUGLIO 2020 –  “Dopo l’Apocalisse”  è un ampio saggio scritto a quattro mani che nel parlare della drammatica vicenda del Covid 19 unisce un excursus storico sulle pandemie che si sono succedute nel corso dei secoli a un’analisi del presente dopo i mesi del lockdown e un significativo sguardo al futuro specie in ordine alle ripercussioni sul piano economico e su quello sociale. 

Cardini e Nencini sfatano molti luoghi comuni nati in questo periodo, ad esempio che la traumatica esperienza che stiamo vivendo porterà alla fine della globalizzazione, a nuovi rapporti sociali con un’umanità più solidale.

Il che, invece, non è affatto scontato. 

Uscendo appunto dagli stereotipi Cardini e Nencini scrivono che oggi il progresso sta correndo in modo esponenziale, la società si evolve troppo in fretta, è utile cercar d’imparare dal passato ma è più utile ancora immaginare inediti scenari futuri.”

Lo dice Silvia Vono, senatrice di Italia Viva che ha organizzato a Soverato la presentazione del libro del collega Riccardo Nencini.

Il libro è abbastanza pessimista – dice Nencini- e quello che serve è una lettura di verità da fare agli italiani, bisogna rimboccarsi le maniche perché sarà un periodo abbastanza lungo, non ne fuoriusciamo nel corso del 2021. I numeri economici non sono di questa natura.

L’Impegno grosso bisogna che sia dell’Europa, non ne esce un paese da solo e su questo ha ragione Papa Francesco. 

Questa drammatica esperienza del Coronavirus – continua – ci ha insegnato che siamo vulnerabili nonostante l’evoluzione scientifica e che l’inaspettato può farti davvero male, soprattutto quando ripeti gli stessi errori fatti nel passato. Paradossalmente, potremmo aspettarci cambiamenti profondi solo se il virus colpisse di nuovo e con alta intensità.

Se Covid verrà messo sotto controllo, come pare, non immagino cambiamenti radicali, ne’ nel nostro carattere ne’ nella globalizzazione. In passato, nelle pandemie del ‘300, del ‘600, nelle pestilenze nell’Atene di Pericle o con la peste antonina il numero dei morti fu enorme”.

“Probabilmente una delle cause della crisi dell’impero romano e di Atene. Venne ridisegnato il mercato del lavoro e la geografia delle città. E’ un luogo comune dire che ne usciremo cambiati o migliori. Una quarantena non modifica il lavoro fatto nei millenni per plasmare la natura umana, i nostri sentimenti, le nostre attitudini.

Per di più, rispetto ai nostri padri e alle nostre nonne, abbiamo perso la speranza. Un tempo la peste veniva chiamata la ‘grande livellatrice’ perché provocava morte dovunque.

Non è più così – conclude Nencini- chi è più debole paga un prezzo più alto, dunque la forbice poveri/ricchi con il coronavirus si allarga. Per questo auspichiamo uno Stato umanizzato fondato su un nuovo patto sociale e su un diverso welfare.”